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How I Met Your Father - Recensione: bisogno di sitcom

Su Disney Plus sono arrivati i 10 episodi che compongono la prima stagione di How I Met Your Father. Cosa ne penso? Funziona o è un grosso flop?

Su Disney Plus è finalmente arrivato How I Met Your Father, lo spin-off più temuto delle correnti dello streaming.


Cosa posso dirvi dopo essermi intrattenuto con i dieci episodi che compongono la prima stagione?   

 

 

 

Date un bisognometro e bisognerò il vostro palinsesto  

 

Una delle domande più comuni che sorgerà all’uomo della strada dello streaming sarà: ne avevamo bisogno?   

Uomo della strada dello streaming tra il serio e il faceto, non fare lo stupidotto!

Il bisogno è un concetto molto relativo quando si parla d’intrattenimento e si piega a talmente tante variabili che potrebbe avere un fantastiliardo di definizioni diverse per ogni spettatore a cui viene posta la domanda. Per tale ragione il compito di creare un bisognometro molto efficace diventa una difficile impresa.   

Per chi vi scrive il concetto di bisogno è talmente irritato che, se potessi vestire i panni del tristo mietitore di produzioni, porterei via una quantità di serie da lasciare i cataloghi delle piattaforme streaming pressoché desolati, uno scenario rurale post apocalittico degno di un libro di Cormac McCarthy.   

Sempre per il sottoscritto, tremendamente dipendente da rewatch di The Office e una manciata di altre sitcom, mi rendo conto che suddetto genere è così assente come fenomeno di massa da trovarmi a vivere Scranton come fosse casa mia insieme a milioni di spettatori.   

 

 

[Voglio comprare casa a Scranton... THE ELECTRIC CITY!!!]



The Office, se volete dimensione di questo disagio, è una serie del 2005 terminata nel 2013. 


Esattamente come How I Met Your Mother, iniziata nel 2005 e terminata nel 2014.   

 

Siamo nel 2022 e attualmente non c’è una sitcom che sia specchio del presente e che parli con facilità a milioni di spettatori in tutto il mondo creando un fenomeno, ergo: sì, mannaggia a quanto c’è di sacro e profano a questo mondo, abbiamo bisogno di una sitcom disperatamente.   

How I Met Your Father rappresenta la risposta che cercavamo?  


È giusto fare un confronto?  

 

How I Met Your Mother ha un incipit di partenza semplice quanto geniale, poiché la storia del protagonista che racconta ai propri figli come ha conosciuto la madre riesce ad adempiere a due scopi in un colpo solo.   

Nell’angolo rosso abbiamo una trama orizzontale tipica della serialità più moderna, dando un punto d’arrivo stabilito al pubblico e un motivo per creare mito, tensione e aspettativa.

Nell’angolo blu scalda i guantoni la leggera - e apparentemente ingenua - trama verticale episodica tipica della sitcom ma il cui concept di base affonda nella scuola tradizionalista Friends, evoluta poi da Scrubs e dallo stesso HIMYM.

 

Un sistema utile a offrire, nel grande disegno dello show, uno slice of life dedicato a raccontare un momento fondamentale della crescita di un gruppo eterogeneo di giovani uomini e donne. 

 

 

[Chi non vorrebbe sedersi al MacLaren's Pub di How I Met Your Mother?!]



È un’esperienza di vita incredibilmente universale e, per tale ragione, funzionerà sempre... e sempre per lo stesso motivo ritengo criminale il fatto che nessuno stia raccontando quella di una nuova generazione sperduta e preda di un presente - per certi versi allucinante - che ha disperato bisogno di leggerezza, conforto e supporto per decodificarsi.   

How I Met Your Father sembra prendersi carico di questa responsabilità esattamente come HIMYM, utilizzando il medesimo incipit e perciò sembra lecito chiedersi: è giusto confrontare le due serie?   

Sì, ma con le giuste cautele.

Da un lato abbiamo una serie leggendaria, che ha portato nuovi stilemi e ritmi narrativi al genere, creando personaggi e situazioni nella mente e nel cuore di milioni di spettatori in tutto il mondo.
Dall’altro abbiamo How I Met Your Father, il suo spinoff, che ha in teoria tutti i vantaggi e il peso di chi deve evolvere un percorso già tracciato da altri e al contempo smarcarsi creando nuove personalità e situazioni.   

Se è vero che confrontare su un piano emotivo un percorso di una serie lunga e di successo con 10 episodi di un nuovo corso può solo portare a un no contest spietato, dall’altro è anche ragionevole asserire che su un piano puramente tecnico si rende necessario.   
Come anticipato, How I Met Your Father è pur sempre spinoff di quella serie così iconica.


Ne porta il nome, riprende e aggiorna sigla e stilemi narrativi e per tali ragioni poetica e sviluppo vengono logicamente calati in un ring per prendersi a cazzottoni.   

 

 

 

 

2005 vs 2022  

HIMYM è ambientata nel 2005.


Per osmosi riesco a comprendere chi pensa di aver capito cosa intendo con “è ambientata nel 2005.”
Fidatevi, non avete capito.
Siamo pur sempre nella fase in cui i primi anni 2000 ci sembrano 20 minuti fa. 

Non lo sono.
Contestualizzo.

Il 2005 è 4 anni dopo l’attentato dell’11 settembre. Nel 2005 è stata fondata YouTube.
L’anno prima veniva fondato Facebook.
Non c’era Tinder, le macchine elettriche erano per noi le Peg Perego e avere un tizio che ti portava sushi in bicicletta era pura follia.

Senza contare che quando si proponeva del sushi nel 2005 la gente reagiva come se gli fosse stata offerta carne umana.   

Capito il contesto? 
Eravamo in un’epoca completamente diversa e i rapporti interpersonali, la vita nella società e molti altri aspetti erano più aderenti a un mondo ora riscritto.   

La storia di HIMYM, per quanto universale e tutt’ora meravigliosamente godibile, può essere aggiornata a una società ribaltata sotto molti aspetti e sotto questo punto di vista How I Met Your Father fa il suo dovere.   

Nella New York del 2022 di How I Met Your Father i nostri protagonisti sono i Dreamers protetti da Barack Obama - poi ovviamente rinnegati dall’iper conservatore Donald Trump -, immigrati per lavoro o per amore dall’Inghilterra e più in generale la vera società melting pot newyorkese.   

 

 

[Il gruppo di How I Met Your Father è molto consapevole del 2022 e qualcuno ruberà la sua intuizione per fare di meglio, forse]

 

Per chi non sapesse di cosa sto parlando, in breve, i Dreamers sono tutti quei giovani cittadini americani figli di immigrati che, cresciuti nel paese, non hanno un vero riconoscimento come cittadini americani e, inoltre, non hanno nessun background culturale qualora venissero espulsi dal territorio per tornare alle loro nazioni di origine, poiché cresciuti negli USA assorbendo lingua, stilemi culturali e via discorrendo.   

Questo significa che nel cast di protagonisti abbiamo una rappresentazione della società nordamericana più in linea con quello che è davvero e che mescola bianchi a indiani, asiatici e afroamericani (etc.), mettendo però in soffitta la macchiettistica rappresentazione di questi tramite accenti ridicoli o stereotipi pertinenti - forse - alla generazione dei loro genitori e non più al 2022.    

Il gruppo di How I Met Your Father è più eterogeneo e ora la comunità LGBTQ+ non è più rappresentata collateralmente ma direttamente, inserendo organicamente nella comitiva una giovane donna lesbica divorziata e in cerca di una nuova direzione per la sua vita.  

Il presente è diverso ma non lo sono in toto i suoi dubbi, le sue parole e quel percorso universale da slice of life è sempre lì per essere raccontato secondo nuovi stilemi ma…  


…How I Fell In Love With Pamela Fryman 

How I Met Your Mother funziona prima di tutto per il suo geniale incipit ma in particolar modo per come questo era sviluppato e messo in scena lungo gli episodi e le stagioni.

Pamela Fryman, regista di quasi tutta la serie (196 puntate su 208), lavorando con gli showrunner aveva costruito uno stilema narrativo unico e originale che puntava fin da subito alla convivenza di narrazione orizzontale e verticale, portata avanti tra scrittura e montaggio.   

La serie ha intere narrative che si dipanano tra episodi e stagioni, lavorando con la creazione di elementi di foreshadowing spesso nel lungo periodo utili a creare piccoli miti e sottotrame.


Potrei ricordare il mistero dell’ananas, la slap bet, e principalmente il modo in cui gli amori di Ted Mosby, a partire dall’affascinante reporter canadese Robin Scherbatsky, servono a costruire quel meraviglioso percorso che porta con sé situazioni episodiche tanto quanto il tessuto utile a costruire la strada verso la tanto attesa madre.   

 

 

[Non costruirò un pene!]


In tutto questo ci sono ovviamente le sfide di crescita che affrontano i vari protagonisti e che non si legano soltanto all’aspetto sentimentale quanto alla ricerca e realizzazione di ambizioni lavorative e di vita.

 

Molto spesso si pone l'accento anche su come i rapporti cambino e di quanto la nostra esistenza viri diametralmente quando ci lasciamo alle spalle uno specifico tracciato del nostro percorso. 

Ognuno di noi può rivedersi tanto nella carriera travagliata di Ted o Robin, nelle frustrazioni di Marshall - diviso tra le sue convinzioni morali e necessità dettate dalle responsabilità - quanto nelle delusioni, paure e incertezze di Lily.   

Barney?
Barney è un caso incredibile, meraviglioso e complesso.
Qualcuno si rivedrà anche in lui e spero non per tutti i motivi sbagliati.   

Arrivando al punto, Pamela Fryman, aiutata da una scrittura intelligente degli episodi e da un cast veramente perfetto per i ruoli, struttura una sitcom unica (e a oggi inimitata) che riesce a sorprendere anche con trovate di messa in scena spesso invisibili a una prima distratta visione.

Potrei citare il particolare countdown a schermo che conduce lo spettatore al momento della morte di JAMBALAYA!!!*, aprendo a una tematica sulla crescita e sul passaggio di testimone che si dipanerà negli episodi successivi.

 

* il nome è stato omesso per proteggere l’ingenuità dei pochi babbani alla lettura.  

 

Fryman, la quale ha una lunga esperienza come regista di sitcom che spazia da Friends a Frasier fino a Due uomini e mezzo, dirige cinque dei dieci episodi di How I Met Your Father. Tuttavia sembra mancare tutta la struttura narrativa utile a divertirsi con personaggi e situazioni.   

 

 

[Il losco figuro sulla destra in How I Met Your Father è presentato per fare arredamento]

 

How I Met Your Father sembra prendersi maledettamente sul serio fin da subito, definendo la protagonista Sophie e la sua ossessione per l’amore cercando troppi appigli alla serie originale e correndo furiosamente per definire qualcosa che non si riverbera poi lungo gli episodi.

 

Pur apprezzando molto come Sophie sembri credere in qualcosa di assente nella sua crescita, quasi fosse figlia di una delle tante "bimbo girl" di Barney, la sua caratterizzazione si riflette con il dialogo, non con le azioni e le situazioni.
Lungo i dieci episodi, pur imbastendo un vago abbozzo di una trama orizzontale, non c’è una vera definizione di quale sia il tema di questo percorso e lo stesso slice of life risulta poco credibile.   

La definizione e la gestione dei molti protagonisti appare come un boccone più grosso di quanto gli sceneggiatori possano masticare e tutto è appena tratteggiato, lanciato con leggerezza tra gli episodi e definito molto superficialmente.

Se nella prima stagione di HIMYM il primo grande amore di Ted, Robin, è il traino narrativo della storyline orizzontale di quella stagione, in How I Met Your Father il corrispettivo è così svogliato da non riuscire davvero a servire tale scopo.

Ci sono troppi personaggi per uno spazio così breve e, sostanzialmente, si evidenzia poco mestiere in fase di scrittura, montaggio e messa in scena: un fatto che aderisce agli stilemi più vecchi della televisione, risultando anche più datato dello show del 2005.   

In una manciata di episodi della prima stagione di HIMYM abbiamo il blue french horn, il cockamouse, la slutty pumpkin: possiamo così tracciare un impietoso confronto tra l’episodio che descrive l’esperienza nei club - oltre a una certa sfera sociale del 2005 - e quello del FOMO (Fear of Missing Out) del 2022.

Uno ha uno scopo ben preciso: quello di rendere (molto bene) la pressione di crescere e perdere qualcosa della propria gioventù troppo presto o di vivere obbligatoriamente un’esperienza collettiva non così in linea con se stessi.  

 

L’altro, quello di How I Met Your Father, è semplicemente scevro di qualsivoglia poetica e non sembra aver davvero chiaro cosa raccontare e soprattutto come, descrivendo una forma d’ansia sociale contemporanea un po’ come viene.  

 

 

[How I Met Your Father non brilla tanto nella raccontare con le location]



How I Met Your Father riesce ad avere i tempi comici di una puntata di Superquark : se il ritmo della narrazione è poco ispirato il cast e le situazioni create attorno a loro hanno una timida reazione alchemica, quello comico è così soporifero da avermi portato a sbraitare energicamente “Ritmo! Ritmo!” verso la televisione come fossi Jurgen Klopp.

 

Hilary Duff è incredibilmente fuori ruolo, non ha i tempi comici giusti, e parte del cast è pericolosamente vicino all’età anagrafica del cast della serie originale per farci credere che questi siano giovani ragazzi in quello slice of life archetipico di Friends, Scrubs o dello stesso HIMYM.   

 

Anche volendo convincerci che siano nei loro 30anni piuttosto che nella seconda metà dei venti, tutto è così poco credibile, interessante e troppo rifinito e ricercato per risultare credibile.   

 

Una parte del cast di How I Met Your Father vive nella stessa casa di Lily e Marshall ma è arredata così bene da risultare improbabile possa essere l’appartamento di un musicista alla ricerca dell’ombra della propria carriera e del padrone di un bar che non fa un soldo - il cui arredamento farebbe però invidia a molti proprietari di pub o bar appena aperti.

 

Quella stessa casa che quando abitata da Ted, Lily e Marshall era appena passabile, molto spartana e costantemente vittima delle follie del gruppo.   

 

How I Met Your Father  

 

Pur rimanendo ciechi al confronto emotivo rispetto a HIMYM, nonostante ne vengano riportati continuamente rimandi e personaggi, How I Met Your Father ha il grosso problema di essere molto deludente in tutto quello che è la base di una sitcom, fallendo non tanto nell’incarnare un degno spinoff quanto nell’essere una decente sitcom capace di mettervi a vostro agio con un gruppo di amici che desiderate ardentemente vedere dopo un’orribile giornata in un mondo che, esattamente come quello post 11 settembre, era spaventosamente dominato da incertezze.

 

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