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La Disney che nega se stessa: I racconti dello Zio Tom

I racconti (dello Zio Tom) che la Disney ci vuole far dimenticare

Dopo più di 70 anni I racconti dello Zio Tom continua a far discutere.

 

 

Lo scorso febbraio è stato annunciato che sarà affidata alla persona di Bob Chapek la responsabilità di sostituire Bob Iger alla Presidenza della The Walt Disney Company.

 

Tra le varie eco che ha avuto la notizia, fra gli appassionati si è subito palesata la speranza di vedere tornare legalmente disponibile il tanto amato film I racconti dello Zio Tom (Song of the South, del 1946).

 

Prestissimo, però, ogni entusiasmo è stato smorzato dallo stesso Iger, che ora è diventato presidente esecutivo della Ditta e che vedrà il proprio contratto terminare definitivamente il 31 dicembre 2021, nonostante abbia ripreso momentaneamente le redini della compagnia per fare fronte all’emergenza del Covid-19.

 

Bob Iger ha dichiarato:

Non è un contenuto appropriato nel mondo contemporaneo.

Per tutto il tempo in cui sono stato CEO ho sempre pensato che 'I racconti dello Zio Tom' fosse, anche con un disclaimer, inappropriato nel mondo di oggi.

Questo vale anche per altre cose che abbiamo fatto.

È difficile, date le rappresentazioni presenti in quei film, distribuirli oggi senza offendere qualcuno in un modo o nell’altro. Abbiamo quindi deciso di non farlo.” 

 

Ma che cos’è Song of the South, da noi noto come I racconti dello Zio Tom

 

E perché la Disney si impegna tanto per farlo dimenticare?

 

 

[I titoli di testa originali del film; al cinema nel 1950 il titolo venne trascritto in italiano e anche per la trasmissione TV del 2006 su Rai 3 il cartello venne ritrascritto digitalmente in italiano]

 

Siamo nel 1946 e nei cinema statunitensi viene presentata la nuova opera della Casa, definita nei manifesti pubblicitari come Walt Disney's First Live-Action Musical Drama, quindi come primo film musicale ad azione vivente della Disney.

 

A voler essere pignoli il primo film girato totalmente con attori in carne e ossa, che dunque non fa ricorso all’animazione, è L'isola del tesoro del 1950, se non contiamo il documentario L'isola delle foche del 1948.


Nel caso dello Zio Tom sarebbe più corretto parlare di tecnica mista.

 

Walt Disney adorava la tecnica mista, che affonda le sue radici già nelle Alice Comedies degli anni ’20.

In questo tipo di prodotti l’azione filmata dal vivo e quella creata sulla tavola da disegno si fondono in un unico fotogramma, facendo comunicare i due mondi (un po' come in Chi ha incastrato Roger Rabbit, per capirci).

 

Già I tre Caballeros e Il drago riluttante sondavano questo terreno, ma bisogna ricordare che lì le sequenze riprese dal vivo non erano il collante per gli episodi realizzati in animazione, come invece accade in questo caso. 

 

Nei primi anni ’40 la tecnica non era ancora così sviluppata rispetto a quello che diverrà, per esempio, più di vent’anni dopo con titoli come Pomi d'ottone e manici di scopa.

 

Paradossalmente per Walt e il suo staff era forse più semplice combinare azione vivente e animazione nelle Alice Comedies degli anni ’20; ora dovevano vedersela con il Technicolor e un’animazione sempre più sofisticata, che richiedeva particolari tecnici meticolosamente programmati. 

 

 

[I racconti dello Zio Tom: il protagonista impersonato da James Baskett al centro del meraviglioso scenario animato del film]

 

Bob Thomas scrive che per le scene “miste” l’attore James Baskett, che impersonava lo Zio Tom, recitava su fondali dipinti in stile cartoon.

 

L’azione vivente veniva filmata al millimetro per poi essere passata agli animatori, che vi aggiungevano i personaggi animati.

Tutto era preciso: ogni movimento che sullo schermo sembra naturale era in realtà premeditato e studiato a tavolino, altrimenti sarebbe stato impossibile far collimare le due dimensioni.

 

Era una tecnica che Walt Disney aveva tutta l’intenzione di esplorare e sfruttare, in nome dello spirito di “aggiornamento” che ha sempre distinto tutto il suo operato.

Va detto che se da un lato il ricorso all’azione reale fu attuato anche per risparmiare sugli elevati costi del processo d’animazione manuale, dall’altro bisogna riconoscere che Walt non badò a spese e si assicurò di avere le migliori maestranze artistiche e tecniche, annoverate nei bei titoli di testa del film.

 

Per citarne un paio: volle per la fotografia Gregg Toland, vera e propria leggenda del Cinema che aveva lavorato con Orson Welles in Quarto Potere e che realizzò tantissimi altri capolavori; la regia de I racconti dello Zio Tom è di Wilfred Jackson per la parte animata e di Harve Foster per quella in live-action. 

  

 

[Un'immagine promozionale d'epoca che ritrae in bianco e nero i  due piccoli Bobby Driscoll e Luana Patten, assieme ai tre protagonisti animati]

 

Creare le giuste atmosfere e tecniche per far avvenire al meglio il passaggio tra le scene non fu sempre facile, e con la prima sequenza animata si presentarono subito dei problemi particolari.

 

Attingo ancora una volta alla testimonianza di Thomas, riportata qui sotto, circa la prima scena di “passaggio” tra le due dimensioni. 

 

La sceneggiatura de I racconti dello Zio Tom prevedeva che Baskett dialogasse con il piccolo Johnny (impersonato da Bobby Driscoll) e che una volta intonato il leitmotiv del film, sullo sfondo di una scena con attori proiettata su uno schermo trasparente, entrasse nel “mondo” del cartoon.

 

Wilfred Jackson, che dirigeva la sequenza per la parte animata, si scontrò con la difficoltà di passare dalla retroilluminazione al vero set.

Durante uno degli ultimi giorni di riprese Walt arrivò sul set e Jackson ammise di non avere ancora trovato una soluzione.

 

In simili circostanze critiche, ricorda ancora il biografo ufficiale di Walt Disney, quest’ultimo diventava straordinariamente gentile.

 

Raccolse Jackson, Toland e gli altri tecnici in semicerchio e prese a discutere il problema.

Nessuna delle proposte si dimostrò attuabile.

 

Alla fine Walt azzardò:

“Faremo sedere Jim davanti al fuoco, illuminandogli il viso ma non lo sfondo.

Sarà completamente al buio, con un ritaglio di cielo azzurro sopra la testa. Le altre luci le copriremo col cartoon.

Quando Jim attaccherà con la canzone accenderemo tutte le luci e lui entrerà nel set d’animazione illuminato”.

 

Non solo la trovata funzionò ma, conclude Thomas, diede alla sequenza una suggestione in più.  

 

 

[Bobby Driscoll a sinistra e James Baskett a destra, in una scena de I racconti dello Zio Tom]

 

 

Risolto questo inghippo tecnico, il film inizia e la storia è veramente delle più semplici ma, al contempo, efficaci.


Tutta la vicenda de I racconti dello Zio Tom ruota attorno al giovane Johnny che si ritrova a vivere con la mamma in una piantagione del profondo Sud degli Stati Uniti, appartenente alla nonna.

 

La separazione dei genitori, e specialmente la lontananza del padre, rappresenta per il piccolo protagonista un boccone davvero amaro da digerire.

Triste e avvilito dal nuovo contesto in cui si è ritrovato a vivere, decide di fuggire di casa.

 

Sarà il vecchio e saggio uomo di colore che tutti conoscono come “Zio Tom” a fermarlo facendolo ritornare sui propri passi, attraverso il racconto dell’ennesima avventura di Fratel Coniglietto, che già aveva fatto conoscere a Johnny qualche giorno prima.

 

Tramite le storie dell’anziano uomo che lavora nella piantagione, che già allietò l’infanzia della madre di Johnny coi suoi celebri racconti, il bambino riesce a evadere dalla realtà che lo intristisce e, attuando gli stessi trucchi del coniglio che sullo schermo vive per lo spettatore come cartoon, a cavarsela dalle angherie dei compagni di gioco bulletti.  

 

In Italia il film ha da sempre goduto di un discreto successo.

Arrivò nelle sale nel marzo del 1950 col titolo I racconti dello Zio Tom (cercando una evidente assonanza con La capanna dello Zio Tom), che per certi versi non lega troppo col titolo originale del film, dove il protagonista si chiama Uncle Remus.

 

 

[I mitici Fratel Coniglietto e Comare Volpe in foto sono rispettivamente doppiati in originale da Johnny Lee e James Baskett, mentre nel ridoppiaggio italiano da Vittorio Stagni e Gianfranco Bellini]

  

Il primo doppiaggio italiano è ad oggi irreperibile, ma non è improbabile ritenere che in quell’edizione i neri parlassero in modo sgrammaticato (“alla Via col vento” per capirci) come peraltro succede in originale.

 

Vent’anni dopo, forse anche per questo motivo, il film viene ridoppiato e ripresentato nei cinema italiani nel 1973 come Fratel Coniglietto, Compare Orso e Comare Volpe ne 'I racconti dello Zio Tom'.

 

Anche se non è mai stato rilasciato su DVD (e non solo in Italia) si è quasi perso il conto delle edizioni home video che ha avuto su nastro magnetico: all’atto pratico sono ben cinque dal 1984 al 1997!

 

Purtroppo non si può dire che negli USA la pellicola sia vista con i nostri stessi occhi trasognati.

 

I racconti dello Zio Tom, in effetti, non cela in sé solo le già citate problematiche sul modo di parlare dei neri nella versione originale, ma dipinge in maniera abbastanza rosea la piantagione del sud degli Stati Uniti dove è ambientato.


A ben vedere, onestamente, il film più che di “razzismo” dovrebbe essere tacciato di “revisionismo”, ossia di fornire una rappresentazione storica leggermente alterata ed edulcorata dei fatti, facendo passare per “buoni” gli schiavisti, mentre ritrae dall’altra parte gli schiavi sereni e affatto preoccupati dall’essere trattati diversamente dai bianchi (e segnalo che lo stesso Zio Tom vive in una misera baracca lontana anni luce dalla lussureggiante casa della nonna!).

 

Alla nutrita fetta di pubblico che taccia il film di razzismo, ma anche ai tanti che si impegnano per screditarlo da questa accusa, bisognerebbe a mio avviso far capire che il problema della controversia sta proprio qui: nel fornire una visione fin troppo edulcorata e felice del tema perfino per un film “per famiglie”, nomea che notoriamente hanno i film classici di Walt Disney.

 

 

[Un bozzetto degli antagonisti animati del film: Comare Volpe a sinistra e Compare Orso a destra]

 

Ad oggi potremmo accampare mille teorie sul perché la Disney voglia affossare il titolo, mille accuse e mille difese verso il film in primo luogo e verso la dirigenza Disney in secondo, ma sarebbero solo chiacchiere.

 

Quel che purtroppo è certo è che, ufficialmente, ad oggi non c’è modo di vedere il film.

 

Anche se Iger non è dello stesso avviso, personalmente penso che dal momento in cui una piattaforma come Disney+ non si fa problemi ad ospitare film censurati e/o modificati, inserendo un chiaro cartello prima dell’inizio della visione, sarebbe giusto ospitare in quella sede anche questo titolo, magari accompagnando al disclaimer anche un commento critico che contestualizzi le controversie che I racconti dello Zio Tom porta con sé. 

 

Continuare ad affossarlo nel dimenticatoio può alla lunga essere solo deleterio.


Anzi, probabilmente già lo è stato.

  

 

[La grande Hattie McDaniel, celebre "Mamy" di Via col vento, ne I racconti dello Zio Tom interpreta la Zia Tempy, domestica della tenuta]

 

Le nuove generazioni che non conoscono il film pensano che i personaggi di Fratel Coniglietto, Compare Orso e Comare Volpe siano delle creazioni autonome per la celebre attrazione di Disneyland Splash Mountain, e non viceversa (ossia che sia stato il film a ispirare l’attrazione!).

 

Altro errore della Disney è proprio questo: continuare a tenere un piede in due scarpe.

Se lo Splash Mountain di Disneyland gode a tutt’oggi di fama propria e continua ad intrattenere con successo i visitatori del Parco, i personaggi e le tematizzazioni che esso porta con sé hanno un’eco anche in altre aree commerciali della Casa del Topo.

 

Ci ritroviamo quindi non solo a sentire la celebre canzone Zip-a-Dee-Doo-Dah fare da colonna sonora in diversi contesti, ma anche a vedere quei personaggi vivere di vita propria: è celebre il caso del videogioco Disneyland Adventures (2011) con le apparizioni dei personaggi di Fratel Coniglietto, Compare Orso e Comare Volpe e del quale segnalo anche il pregevolissimo doppiaggio italiano.  

 

 

[L'attrazione Splash Mountain, ispirata a I racconti dello Zio Tom, è ad oggi una delle più celebri di Disneyland]

 

In conclusione, un po’ di dati e aneddoti.

 

Come già accennato il film si ispira alle “Storie dello Zio Remo” che Walt aveva care fin dall’infanzia.

La prima mondiale del film si tenne infatti ad Atlanta dove la memoria di Joel Chandler Harris, il giornalista che ne era l’autore, era particolarmente viva.

L’affluenza degli spettatori fu complessivamente molto buona, ma non riuscì purtroppo a coprire i costi di produzione che erano stati piuttosto elevati.

 

Nel 1948, grazie al lavoro di Allie Wrubel (musica) e Ray Gilbert (parole), la già citata canzone Zip-a-Dee-Doo-Dah vinse di buon grado l’ambita statuetta dell’Oscar, e la si conosce ancora oggi!

 

Nello stesso anno anche Daniele Amfitheatrof, Paul J. Smith e Charles Wolcott entrarono in nomination per il loro lavoro sulla colonna sonora del film, anche se non riuscirono purtroppo ad aggiudicarsi la statuetta.

 

Una statuetta venne assegnata anche a James Baskett per il suo ruolo da protagonista.

 

Fu il primo attore afroamericano a vincere il Premio Oscar Onorario, nonostante le leggi razziali ancora in vigore all’epoca. 

 

 

 

 

Che lo si voglia vedere come un film razzista o un chiaro manifesto contro il razzismo, che lo si ritenga un atto di revisionismo o più banalmente un sempliciotto film per famiglie, è certa solo una cosa: costringerci a dimenticarlo in nome del “politicamente corretto” è quanto di più sbagliato la Disney possa fare.

 

Magari siamo davanti all’ennesima trovata commerciale e tra qualche tempo uscirà dal cilindro come se fosse il più bianco e meraviglioso dei conigli, chi lo sa.

 

Quel che è certo è che - pur con tutte le controversie che innegabilmente I racconti dello Zio Tom porta con sé - non poterne fruire in modo legale rappresenta una grave perdita non solo per il cultore Disney ma anche, mi sentirei di aggiungere, per il generico appassionato di Cinema che riconoscerà nei “Racconti” tanti embrioni di una tecnica cinematografica che si svilupperà a pieno solo nei decenni successivi.

 

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4 commenti

Marco Volpe

3 anni fa

In linea con la censura di "Splash - una sirena a Manhattan" anche in questo caso hanno censurato il sedere del papà di Roxanne, nella scena in cui la figlia lo invita a rientrare in casa. Si tratta di una modifica veramente sottilissima e quasi (quasi!) impercettibile....ma forse proprio per questo ancora più ridicola e sbagliata.

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Roberto Rotondo

3 anni fa

Marco, ma tu sei il fondatore della pagina "Vhs Walt Disney - il sito italiano delle videocassette"?

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Marco Volpe

3 anni fa

Alcuni tra quelli che mi vengono in mente: "Emile e i detectives"; "Splash - una sirena a Manhattan"; "In viaggio con Pippo"; "Saludos Amigos"......

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Marco Volpe

3 anni fa

Assolutamente d'accordo, come detto. Oltretutto perdere le meravigliose animazioni e i celebri fondali realizzati per il film (nell'articolo ho messo qualche immagine a testimonianza di ciò) è veramente un delitto contro l'arte cinematografica!

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