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La scintillante prima edizione del Milano Film Fest

La prima edizione del Milano Film Fest ha animato la città con incontri, performance musciali, masterclass, installazioni, ma soprattutto proiezioni: oltre 110 i titoli internazionali in programma fra lungometraggi, cortometraggi, anteprime assolute e documentari

Ideato e organizzato dalla Fondazione Milano Film Fest, che unisce quattro realtà cittadine - Il Cinemino, Esterni, Fondazione Dude e Perimetro - il Milano Film Fest alla sua prima edizione si è proposto di creare un'esperienza cinematografica immersiva che promuova la diversità e l'innovazione nel settore, coinvolgendo attivamente la città e le sue comunità. 

 

Una manifestazione che ha come primo obiettivo quello di rilanciare la visione collettiva dei film, proprio lì dove andrebbero sempre visti: la sala cinematografica.

In un’epoca in cui ci si chiude sempre più in se stessi, si collabora sempre meno e ci si sente sempre più soli, il Milano Film Fest ci ha fatti ritrovare nelle piazze, nelle strade di fronte ai cinema a dialogare, dibattere, commentare, ma soprattutto a emozionarci con storie che forse altrimenti non avremmo mai conosciuto. 

 

Dall'apertura alla chiusura con opere spiazzanti, attuali, necessarie. 

 

[il trailer di June & John di Luc Besson] 

 

 

La kermesse si è aperta martedì 3 giugno con la prima italiana di June & John, opera firmata dal regista francese Luc Besson, che ha realizzato questa scintillante opera solo e esclusivamente con un iPhone. 

 

Il film ci catapulta a Los Angeles: un impiegato dalla vita ordinaria, monotona, ripetitiva e frustrante, John (Luke Stanton Eddy), vede la sua esistenza stravolta dal folgorante quanto fugace incontro in metropolitana con l'eccentrica June (Matilda Price). 

L'inizio della loro rocambolesca storia d'amore coincide con un folle viaggio in auto dalle conseguenze inaspettate: sarà un viaggio dal tocco surreale che parte dall'anaffettività metropolitana e arriva al cuore degli Stati Uniti, in cui gli outsider trovano la loro dimensione autentica.

 

June & John è una celebrazione della vita folle, sregolata, istintiva, che ci ricorda che sprecare anche solo un minuto del proprio prezioso tempo facendo un lavoro che ci logora è il più grande peccato mortale, perché si vive una volta sola e non c’è tempo da perdere. 

Con un ritmo incalzante, colori accesi e una colonna sonora vibrante che spazia dal pop elettronico al synthwave, questo incredibile film è un inno all’autenticità, al vivere con intensità ogni giorno come se fosse l’ultimo, senza farsi bloccare dalla paura o dal bisogno di sicurezza. 

 

Quando si esce dal buio della sala cinematografica sembra di risvegliarsi da un sogno bellissimo e surreale - di quelli rari che ti cambiano la giornata - e ci si sente davvero cambiati, come se in fondo tutto fosse ancora possibile. 

 

Tenersi le energie per sé, innamorarsi, seguire l'istinto, esaudire i propri sogni: perché no? 

 

  

[Il trailer di The Ugly Stepsister di Emilie Blichfeldt]

 

 

La chiusura del Milano Film Fest non è stata da meno: nella sua penultima serata il festival ha infatti ospitato la proiezione in anteprima dello scioccante body horror The Ugly Stepsister di Emilie Blichfeldt: se David Cronenberg incontra Cenerentola - il film è una rivisitazione distopica della fiaba - il divertimento è assicurato.

 

Se poi la protagonista non è la solita bellissima e sfortunata ragazza ma l’invidiosa, insicura, privilegiata sorellastra, ecco che il Cinema diventa un modo per riflettere sull’attualità, sui modelli femminili imposti e su quanto i canoni estetici – spesso distorti, irraggiungibili o mercificati – continuino a influenzare identità, desideri e relazioni.

 

Non ci sono buoni o cattivi in questa favola nera, ma solo vittime: la sorellastra del titolo è plagiata da una madre avida e The Ugly Stepsister non è solo un horror grottesco, ma anche una feroce critica alla pressione sociale verso la perfezione, che ricorda moltissimo il recente The Substance, dove l’ossessione per l’apparenza non solo non risparmia nessuno, ma ha (come anche qui) conseguenze gravissime, tanto sul corpo quanto sulla mente.

 

Presentato al Sundance Festival, il film arriverà nelle nostre sale cinematografiche grazie a I Wonder Pictures.

 

[Il trailer di Aimer Perdre di Lenny e Harpo Guit]

 

 

I vincitori

 

Il miglior film del Milano Film Fest è Aimer perdre dei fratelli Lenny e Harpo Guit, ritratto di una vita precaria fuori dagli schemi e dentro il gioco d’azzardo nel personaggio dell’anti-eroina Armande Pigeon. 

 

Il premio è stato assegnato dalla giuria composta da James Franco (Presidente), Claudio Giovannesi, Francesco di Leva, Isabella Ragonese e Margherita Buy, con la seguente motivazione: 

“Per il tono unico, vivace, in bilico tra reale e surreale, per la performance eccezionale della sua protagonista, per il suo linguaggio libero ed eccentrico, la giuria all’unanimità premia come miglior film del Milano Film Fest Aimer Perdre di Harpo e Lenny Guit”.

 

Sul palco hanno ritirato il premio le attrici Maria Cavalier Bazan (la protagonista Armande Pigeon) e Gwladys Lefeuvre

 

La giuria del concorso lungometraggi ha inoltre deciso di assegnare una menzione speciale a Girls on Wire di Vivian Qu, thriller che intreccia viaggio interiore e dichiarazione d’amore per il Cinema, che sfida e fonde i generi (dal gangster movie alla commedia), con la seguente motivazione: 

“Per l’efficacia di una narrazione che si muove su due diverse linee temporali e la forza del racconto metacinematografico, che ci mostra sequenze splendide interpretate con intensità dalla protagonista Haoucun Liu”. 

 

Il premio al miglior cortometraggio è andato a Rochelle di Tom Furniss, storia originale e adrenalinica di perdita e rinascita in un rapporto d’amicizia mai finito.  

La giuria composta da Valentina Lodovini (presidente), Luca Bigazzi, Luca Lucini, Paola Randi e Romana Maggiora Vergano ha dato la seguente motivazione: 

 “L'elaborazione di un lutto che inizia con un cazzotto in pieno viso e culmina in un'adrenalinica e appassionante gara di automobili in demolizione.

Distruggere per andare avanti, per passare oltre, ma l'ultima corsa non può che essere memorabile.

 

Rochelle non è solo un’automobile che ha fatto il suo tempo: è tutto ciò che resta di tangibile di un fratello perduto.

Una regia intima e d'impatto, capace di tenere in perfetto equilibrio la forza tecnica e quella emotiva del racconto, brilla nella direzione di attori vibranti e perfettamente in parte che ci regalano un'interpretazione di un'umanità disarmante.

La fotografia, così come il montaggio e il suono accompagnano lo spettatore con una presenza decisa, eppure mai invadente, attraverso un dolore universale che trova la sua massima espressione creativa in una danza goffa e liberatoria.” 

 

Ora non ci resta che attendere un anno per tornare a sognare con il nuovo Milano Film Fest.

___

 

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