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The Batman - Recensione: Detective Comics in neo-noir

The Batman è finalmente arrivato nei cinema: diamo un lungo addio all'hype e godiamoci l'opera di Matt Reeves

The Batman ha travolto i cinema con il suo nero mantello dopo aver tenuto i fan e gli spettatori di tutto il mondo in scacco, come farebbe con i criminali della sua Gotham City.

 

L'ultimo adattamento dedicato unicamente al Cavaliere Oscuro è quello del 2012 di Christopher Nolan: da quel giorno a oggi abbiamo avuto solo scampoli di Batfleck, incarnazione perfettamente al dente sotto certi punti di vista e mai così poco a fuoco sull'archetipo del personaggio per molti altri.

 

Matt Reeves ci riporta nei cinema con una nuova interpretazione del personaggio e dopo aver cercato di decifrare i segnali della nuova pellicola dedicata al Detective di Gotham, finalmente abbiamo avuto sul tavolo di fronte a noi tutti gli indizi per decifrare e rispondere alla domanda: cos'è The Batman

 

[Il trailer di The Batman]

 

 

Il più grande detective del mondo

 

Da avido lettore del Crociato di Gotham ho sempre trovato divertente assistere alle vacue schermaglie online di "fan" della domenica pronti a pontificare su quale adattamento sia fedele al fumetto.

 

La brutale verità è che nessun adattamento di Batman è davvero aderente al personaggio e ogni interpretazione cerca di concentrarsi su alcuni aspetti piuttosto che su altri, cercando di costruire del Cinema attorno al personaggio.

Essendo qui per parlare di The Batman non posso certo dilungarmi in una disamina su cosa manchi a ogni singolo adattamento, vi basti però sapere che a ognuno di questi manca sempre qualcosa di fondamentale che riempia la pancia di chi conosce e ama il personaggio. 

 

Una delle più grandi mancanze identificabile in ogni film è l'aspetto del Detective.

Ra's al Ghul si rivolge a Batman chiamandolo "Detective".

I fumetti che pubblicarono le sue prime avventure titolavano "Detective Comics" e ancora oggi esiste come pubblicazione parallela rispetto alla testata principale.

 

Il personaggio ha forti debiti verso Sherlock Holmes nella sua natura investigativa e il buon Bruce Wayne, nella sua crescita, non ha affinato solo le sue abilità atletiche, ma ha anche studiato per diventare un fine investigatore.

 

Deragliando per un secondo, risulta chiaro come il difetto del Batman di Nolan sia quello di rendere Bruce Wayne troppo dipendente dagli altri e dai suoi gadget, portando sullo schermo un Batman quasi unicamente efficace per via del suo aspetto e della sua forza bruta.

Il cavaliere oscuro sottolinea molto questo aspetto.

 

Batman è invece spesso protagonista di storie dal sapore quasi noir.

 

 

 

 

Il lungo Halloween, una delle storie che mi ossessiona da sempre e che dovrebbe essere il vostro chiodo fisso se amate il personaggio, è una di quelle opere che mette in primo piano lo spirito da romanzo di Raymond Chandler.

 

Gotham è quasi una Noir York City innevata dove i gangster sono sostituiti da un manipolo di villain da fumetto.

Una storia dal ritmo sincopato, affascinante, suadente e avvincente.

Potrei anche citarvi Hush o un recente classico come La corte dei Gufi di Scott Snyder, che nel portare al pubblico un nuovo nemico ha anche espanso la mitologia di Gotham e la poetica iconografica di un personaggio come Batman.

Gufi e pipistrelli sono nemici naturali.

 

Tornando al nostro detective, Batman sul grande schermo non è mai stato un abile investigatore.

Non esiste traccia della sua identità criminale, ovvero Matches Malone, e il cavaliere oscuro ha sempre usato i pugni, la voce rauca, la presenza scenica e una marea di gadget quasi bondiani per risolvere molte situazioni.

 

Nulla infatti piega la lettura superficiale del personaggio come il Joker de Il cavaliere oscuro, così potente da divenire il vero protagonista e lasciare Batman in mutande in diverse occasioni.

La risoluzione finale è più morale che un vero e proprio scacco matto verso il geniale villain.

 

Risparmio le parole gentili verso Batfleck.

Rinnovo la mia ammirazione per alcuni suoi meriti di natura scenica, ma a mio avviso è totalmente bocciato dal punto di vista della scrittura e messa in scena dell'archetipo morale del personaggio, oltre a essere sostanzialmente abbastanza idiota: raramente abbiamo visto a schermo un Batman così tragico da non aver bisogno di Rat-Man a fargli il verso.

 

Persino l'incarnazione di Adam West, armata di bat-repellente anti-squalo e battute come "Certi giorni non riesci proprio a liberarti di una bomba", diventa Dario Fo in costume.

 

Dov'è il più grande detective del mondo? 

 

 

[The Batman: quando si dice "ribaltare le aspettative"]

 

Batman: Anno due

 

Batman: Anno due non è un fumetto che consiglio particolarmente, ma serve da assist per parlare di cosa fa The Batman come film.

 

Matt Reeves decide di dribblare la questione origini e mettere in scena una vicenda con un Bruce Wayne già attivo come Batman e già allacciato a James Gordon.


Tuttavia il personaggio non è ancora maturo e, per quanto non abbia alcuna paura della morte e per quanto sia lui stesso "la notte", Batman deve combattere con la propria psiche tormentata dalla rabbia e dalla voglia di vendetta.


The Batman porta sullo schermo il vigilante alle prime armi, ancora capace di commettere errori e di farsi piegare dall'idea che la sua sia una missione fortemente legata al concetto di morte e sacrificio.


Non c'è un fine più alto, per il momento: Batman, per quanto elemento di paura e terrore per i criminali di Gotham, non ha ancora trovato il proprio ruolo di simbolo salvifico e Bruce Wayne, già scomparso dietro il pipistrello, non ha ancora definito il proprio ruolo di maschera alla luce del sole.

 

Ira e ossessione dominano The Batman, ma l'eroe ha già un codice morale ben definito e nonostante tutto ha ben chiaro quale sia la linea di demarcazione tra la sua figura e quella dei criminali. 

 

 

 

 

Noir Gotham City

 

The Batman è un film quasi totalmente alieno rispetto al concetto contemporaneo di cinecomic, ma non lo è in toto nella filmografia dedicata all'uomo pipistrello.

 

Tim Burton, prima di The Batman, era per me il regista che con più gusto e fascino aveva portato sul grande schermo il personaggio di Bob Kane.

 

Gotham è rappresentata con l'idea precisa di dare al racconto filmico un luogo che sia già parte di narrazione, creando uno spazio che si presta magnificamente a dare la giusta dimensione a un personaggio come quello del Batman secondo Burton, tanto quanto alla galleria di villain grotteschi.

 

Il lato meno elegante dell'operazione è forse l'assenza di larghezza di intenti, poiché la Gotham di Batman - Il ritorno cambia diametralmente rispetto a quella del primo film, discostandosi da quello stile che univa anni '40 e anni '90 per abbracciare totalmente il gotico burtoniano e legarsi a Catwoman, Pinguino e al tono dell'intera vicenda.   

 

Un errore analogo avviene con il passaggio da Batman Begins a Il cavaliere oscuro, ma molto in sottrazione rispetto alla ricerca poetica, con Gotham che passa dall'essere un luogo piovoso e sporco all'essere semplicemente Chicago.

 

The Batman, partendo da una Gotham costruita tra Scozia, Inghilterra e Illlinois, mette in scena una città piovosa, decadente, sporca, martoriata dai criminali: un posto da incubo nel quale vivere, che ricorda molto le arie gotiche del fumetto che hanno poi caratterizzato la costruzione della città nella serie videoludica Arkham.

 

The Batman offre la Gotham City più affascinante e decadente mai vista sul grande schermo e si allontana dalla Chicago di Nolan, magicamente disabitata nelle scene d'azione e poco adatta per ospitare le avventure del Cavaliere Oscuro.

 

La stessa Wayne Manor di The Batman è un castello che Dracula, Guillermo del Toro e Dylan Dog affitterebbero molto volentieri se ne avessero occasione.

 

Grazie a una scena così ben definita e originale, The Batman costruisce il setting perfetto a passare un messaggio ben preciso: Gotham è l'inferno in terra, una città talmente piegata dal crimine da aggiudicarsi il nomignolo di Fear City appiccicato alla New York degli anni '70.

 

Nessuno è al sicuro.

Tutti sono un bersaglio.

 

La polizia è corrotta e le strade promettono solo depravazione e omicidio. 

 

 



Con una Gotham così marcia e fincheriana, un uomo che ama particolarmente le perversioni dell'essere umano come Batman non può che trovare una dimensione perfetta per respirare e presentarsi allo spettatore con tutta la sua potenza iconografica.

 

Per fare ciò Matt Reeves parte dal concetto di detective e imbastisce un film noir nel quale l'indagine è il fulcro di ogni conflitto, facendo dominare la scena a Batman. 

La scomposta eleganza narrativa del noir sta nell'utilizzare il fascino del protagonista come bianconiglio utile a trascinare lo spettatore nella logica del racconto.

 

The Batman torna dunque a Viale del tramonto, strizzando l'occhio alla voce narrante tipica del genere e del fumetto, il timbro di voce ombroso di Robert Pattinson introduce la forza di Batman e del suo simbolo, accostando alle parole una regia e una messa in scena mai così d'impatto ed efficace nel presentare l'Enigmista e lo stesso Batman.

 

Quando al cinema si cerca di dare epicità e memorabilità ai personaggi, il loro primo ingresso in scena e come si sceglie di far loro riempire lo spazio del Cinema non è solo importante: è semplicemente tutto.

 

In The Batman l'Enigmista entra in scena come un compassato ma frenetico Zodiac, del quale prende in prestito alcuni tratti che, per quanto possa sorprendere alcuni, sono perfettamente aderenti all'archetipo del personaggio in chiave moderna.

 

Batman fa accelerare i battiti dello spettatore: con un gusto mostrato prima solo da Tim Burton nel Batman del 1989 il Crociato di Gotham si prende lo schermo con una forza scenica di rara eleganza, mettendo in chiaro una cosa: Batman, in questo film, ha solo entrate in scena memorabili.

 

Quello che sorprende di The Batman è quanta attenzione abbia profuso Reeves nel caricare di energia il personaggio: solenne e minaccioso, capace di dominare la scena in ogni fotogramma, presentandosi come un cowboy che fa sentire il peso dei suoi anfibi mentre gli agganci di metallo tintinnano come speroni nella notte, preannunciando il suo arrivo.

 

Quello nel cielo non segnale, è un avvertimento.

Lui è Vendetta.

Lui è la Notte.

 

Tutti hanno paura di Batman, che emerge dalle tenebre come fa l'Orso ebreo nel Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

 

Prendendo in prestito molto da Il lungo Halloween, i cui autori sono ringraziati nei titoli di coda, e studiando il carattere da detective delle storie a fumetti, The Batman si configura come un neo-noir nel quale il pipistrello deve indagare sugli efferati omicidi dell'Enigmista, con Catwoman nel ruolo della dark lady, Gordon in quello del poliziotto che crede nel detective reietto, attorniato da gangster quali Carmine Falcone, il Pinguino e la loro schiera di poliziotti corrotti.

 

Come anticipato, siamo in una Noir Gotham City chandleriana applicata a Batman, riportando tutto al racconto da Detective Comics.

In tal senso The Batman si avvale di una struttura narrativa che, dovendo aderire al neo-noir e all'indagine di ampio respiro di stampo fumettistico, rompe la struttura in tre atti che tanto ci ha viziati finora.

 

The Batman è più vicino alle ossature dei film orientali, i suoi atti sono qualcosa che il cinecomic non aveva mai visto e che veste benissimo un personaggio come quello di Batman.

 

 

[Paul Dano è l'Enigmista di The Batman]

 

 

Riddle Me This

 

L'Enigmista di The Batman non è un mattachione tutto tutine verdi e invenzioni demenziali come quello interpretato da Jim Carrey in Batman Forever.

 

Per quanto ami l'attore, quello è forse il suo personaggio peggiore; in una sequenza ha anche una scoreggia in scena e il suo piano va ben oltre il concetto di cartoonesco che si poteva applicare negli anni '90 a un cartone animato del pomeriggio su Italia 1.

 

Batman e i suoi villain grotteschi definiscono l'intera estetica e scrittura delle avventure e in The Batman questa logica viene rispettata.

L'Enigmista non è un villain fisico. 

Non ha forza bruta: è il suo intelletto che sfida il detective più grande del mondo ed è questo che rende interessante il contrasto tra Batman ed Edward Nigma (o Nygma, o Nashton).

 

Per quanto il film giochi con la risoluzione a un certo enigma - le scene che riguardano questo aspetto del quale non farò ulteriore menzione sono molto gustose - il vero focus dell'Enigmista è quello di un vero psicopatico, di uno Zodiac il cui codice morale non è la caccia dell'uomo in quanto animale pericoloso, bensì in quanto animale violento e vile.

 

Il villain e l'indagine costruita per il film sono utili a sollevare molti di quei famosi conflitti, strumenti necessari per dare la giusta spinta a ogni buona sceneggiatura, nella fattispecie a rendere interessante lo scontro tra Batman e l'Enigmista.

 

L'Enigmista riesce quindi a scuotere fortemente le fondamenta di Batman, sfidandolo su un piano psicologico e nel frattempo incarnando uno psicotico geniale tanto quanto violento e cruento nelle sue macchinazioni.

In fondo l'Enigmista non è solo un tizio vestito di verde che sciorina indovinelli demenziali, ma un sociopatico con un'agenda ben precisa e una mente molto sviluppata.

 

Per quanto mi riguarda questo è forse uno dei villain più interessanti portati sullo schermo nella filmografia del personaggio e risponde all'archetipo da serial killer à la Mindhunter che domina la sezione Crime di Netflix.

 

Una nota tecnica va fatta riguardo l'adattamento di tali enigmi.

Il film è stato da me visionato in lingua originale con i sottotitoli, che ho però bellamente ignorato lungo tutta la visione.

 

Nutro forte preoccupazione riguardo il doppiaggio di alcuni enigmi: ci direte voi lettori se qualcosa vi sarà sembrato un po' ridicolo nell'adattamento italiano. 

 

 

 

 

The Batman

 

Matt Reeves consegna al pubblico un film che non ha davvero precedenti: vi pregherei quindi di ignorare allegramente le fantasiose teorie che vogliono collegare quest'opera alla trilogia di Christopher Nolan.


Per quanto sia un estimatore dei film del regista britannico, le due visioni sono così lontane e le forzature per connetterle così sgangherate e mal riposte che potrebbero dare solidità all'idea che Arrival abbia debiti verso Howard il papero.

 

Venendo invece a The Batman, posso definire questo film come la carezza più aggraziata ai lettori del fumetto, che troveranno non solo molte citazioni ma anche un riguardo verso l'archetipo del personaggio davvero affascinante sotto molti punti di vista. 

Da una prospettiva puramente cinematografica The Batman riesce dove molti altre opere del filone falliscono: rimanere sulle gambe in quanto Cinema.

 

In un presente dove un certo tipo di fandom tossico giustifica lacune narrative predicando che per godere di una trasposizione si debba obbligatoriamente sapere a menadito tutto dell'opera originale - e spesso ciò si traduce in cercare molto velocemente su Google - The Batman è invece un film che riesce a raccontare il personaggio senza bisogno di un bignami digitale.

 

Molta cura nella costruzione della sceneggiatura passa proprio per il Cinema: tranne quando proprio costretto, il film non spiega ma racconta attraverso le immagini. 

Voce narrante o meno, dialogo o meno, The Batman visivamente e tecnicamente è un'opera molto raffinata.  

Matt Reeves pone non solo enorme attenzione nella costruzione di Gotham, ma anche nel racconto per immagini: ogni frame del film si spinge là dove la maggior parte delle trasposizioni non si avvicina nemmeno.

 

L'insistenza sui primi piani e la composizione di molte inquadrature a dare memorabilità alle scene, la fluidità dei movimenti di macchina, la pasta della fotografia - ill direttore della fotografia Greg Fraiser ha creato delle lenti per le cineprese apposta per il film in collaborazione con ARRI - l'uso dei silenzi e della presenza scenica di Batman, la leggibiltà delle scene d'azione sono alcune delle parti che più mi hanno colpito di The Batman.

 

Il Batman di Matt Reeves combatte con brutalità in scene di combattimento in cui i nemici lo circondano e lo colpiscono con tutto quello che hanno.

La sua Batmobile è una muscle car che rimbomba nel petto e si rende protagonista di una scena d'inseguimento di grande impatto, la Batcaverna e Wayne Manor vivono tra passato e futuro. 

  

Alfred è l'arma più cara che Thomas Wayne abbia mai lasciato a suo figlio Bruce, Catwoman è sensuale senza essere mai inutilmente volgare, il Pinguino è un sudicio burlone, Carmine Falcone si allontana dal macchiettismo da mafioso italo americano, Jim Gordon è un poliziotto integerrimo in una città marcia e la sua chimica con Batman passa sempre per una grottesca ironia.

 

Batman è un personaggio così maestoso da sovrastare lo spettatore alla prima visione.  

 

The Batman è un'opera indubbiamente riuscita che per quanto mi riguarda non solo balza al primo posto tra le migliori trasposizioni live-action del personaggio, ma che entra di diritto tra i migliori neo-noir che abbia mai visto.

 

Un film incredibilmente coraggioso che esiste fuori dal coro del cinecomic, che sfonda il concetto di scena post-credit, presentandosi al pubblico come opera cinematografica pregevole e per nulla banale il cui scopo non è quello di far esplodere molte luci per poi farsi dimenticare all'arrivo della Next Big Thing.

 

The Batman è Cinema ed è qui per rimanere. 

 

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