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La notte di San Lorenzo e la brutalità della guerra

Alla riscoperta del film dei Fratelli Taviani

Parafrasando Mao Tse-Tung, la liberazione non fu un pranzo di gala o un’opera letteraria: fu bensì un’insurrezione, un atto violento, come sta a dimostrare La notte di San Lorenzo.

 

Diretto dai fratelli Paolo e Vittorio Taviani, che ne scrissero anche la sceneggiatura in collaborazione col poeta Tonino Guerra, La notte di San Lorenzo racconta le atrocità che dovette subire la popolazione italiana, unite allo sforzo della resistenza per liberarsi dall’oppressore nazifascista, durante la Seconda guerra mondiale.

 

Non è un mistero che, dopo l’armistizio con gli Alleati firmato l’8 settembre 1943 dal maresciallo Pietro Badoglio, alla guerra patriottica contro i tedeschi s’intrecciò la guerra civile, con i partigiani pronti a imbracciare le armi anche contro una parte dei loro connazionali ancora fedele all’ormai morente regime fascista.

 

[Trailer internazionale de La notte di San Lorenzo]

 

 

La notte di San Lorenzo focalizza dunque la sua attenzione su un gruppo di persone guidate dal fattore Galvano, interpretato da Omero Antonutti (già protagonista di Padre Padrone, precedente film dei Taviani): presagendo una trappola tesa dagli invasori, Galvano convince alcuni suoi concittadini a fuggire dalla città di San Martino in Toscana, per dirigersi verso le truppe americane in arrivo da sud.  

 

Tra i fuggiaschi c’è anche la piccola Cecilia (Micol Guidelli): è la sua voce narrante che accompagna lo spettatore durante la visione del film, che è composto da un lungo flashback fatta eccezione per la scena iniziale e quella finale.

 

Un’opera corale, con un cast formato soprattutto da attori poco noti al grande pubblico dell’epoca.

Guardandolo oggi, spiccano in particolare le presenze di Claudio Bigagli e Paolo Hendel.

 

Bigagli ha legato il suo nome a un’altra pellicola che racconta - come La notte di San Lorenzo - un evento minore della Seconda guerra mondiale: si tratta di Mediterraneo, grazie al quale Gabriele Salvatores vinse l’Oscar per il Miglior Film in Lingua Straniera nel 1992.

 

Stupisce invece vedere Hendel cimentarsi in un ruolo drammatico, lui che ha raggiunto la fama con commedie come Il ciclone (film di Leonardo Pieraccioni del 1996) e attraverso Mai Dire Gol, storico programma Mediaset ideato dalla Gialappa’s Band.

 

 

[Paolo Hendel in una scena del film]

 

 

Ne La notte di San Lorenzo c’è da osservare come Galvano e il resto del gruppo sperimentino diversi sentimenti durante la loro odissea: la paura del nemico, l’incertezza del futuro, la nostalgia del passato.

 

Incontrano i partigiani che li accolgono come loro compagni, ma vengono in contatto anche con i fascisti, i quali vigliaccamente danno la caccia a quelli che potrebbero essere i loro padri e fratelli, le loro madri e sorelle.

San Martino nella realtà non esiste, ma esiste invece San Miniato, paese toscano d’origine dei fratelli Taviani e teatro di una strage nazifascista avvenuta nel luglio del 1944 e crudamente rappresentata anche nel film.

 

Non ci sono eroi ne La notte di San Lorenzo.

Al loro posto troviamo uomini e donne comuni, costretti ad allontanarsi dalle loro case e dalla vite che avevano costruito fino a quel momento.

 

“Come ho potuto desiderare che la nostra casa saltasse in aria; non può saltare il salotto giallo, le scale, l’andito”: questo pensa Rosanna (Sabina Vannucchi), una delle donne che ha deciso di seguire Galvano, mentre la cinepresa trasforma i suoi pensieri in immagini, esplorando la casa in cui la ragazza ha trascorso momenti felici e spensierati della sua gioventù.

 

 

[Il gruppo protagonista ne La notte di San Lorenzo]

 

 

Solo dolore e tristezza in quei momenti che la mia generazione può soltanto immaginare.

 

Non c’è neppure l’epica della guerra come evento onorevole, che conferisce vigore ai partecipanti ed esalta la forza di un popolo.

Semmai, essa abbrutisce gli esseri umani, trasformando anche i più miti e mansueti in bestie senza pietà.

 

Ne sanno qualcosa il fascista Marmugi (Massimo Sarchielli) e soprattutto il suo figlio quindicenne (Giovanni Guidelli), che ha ormai perso tutta la sua purezza: è un burattino, manovrato dalla retorica fascista che soltanto disgrazie può generare: entrambi andranno incontro a una fine ignobile, raccogliendo in fondo quel che hanno seminato.

 

Sfondo delle vicende narrate ne La notte di San Lorenzo è la bellissima campagna toscana: paesaggi ameni, che sarebbero stati degni d’esser cantati in una bucolica virgiliana.

Peccato che non ci sia spazio per gli agoni pastorali o per l’amore, ma soltanto per la feroce guerriglia, che macchia di sangue innocente un suolo altrimenti incontaminato. 

 

La battaglia nel grano fra popolani e camicie nere, preludio al finale liberatorio, illustra in modo efficace la crudeltà dell’essere umano, capace di uccidere a sangue freddo un suo simile senza particolare rimorso, nel nome di insensate ideologie.

 

 

[Omero Antonutti è Galvano, leader dei fuggiaschi]

 

 

I fratelli Taviani non disdegnano di inserire squarci poetici all’interno della loro opera, pur intrisa di un certo realismo.

 

Una delle scene più celebri de La notte di San Lorenzo - e dell’intero Cinema italiano - è la morte del fascista Giglioli (David Riondino), presentata come se accadesse in un poema omerico: l’uomo viene ucciso davanti a Cecilia, con quest’ultima che chiude gli occhi di fronte all’orrore e immagina molteplici opliti che trafiggono il nemico con le loro lance. 

Una scena di rara potenza visiva, accompagnata dalla solenne musica composta da Nicola Piovani; nella sua partitura musicale, si avvertono anche la malinconia e la speranza dei protagonisti, in viaggio alla ricerca della salvezza.

 

Curiosamente, Piovani vincerà poi il Premio Oscar nel 1999 per la colonna sonora de La vita è bella (di e con Roberto Benigni), un altro film ambientato nel periodo buio della Seconda Guerra Mondiale.

 

[La morte del fascista Giglioli ne La notte di San Lorenzo]

 

 

Alla fine, gli americani arrivano.

 

Quel gruppo del quale con sgomento gli spettatori hanno assistito alle peripezie, ormai decimato, può fare ritorno a casa.

Tranne Galvano, che sotto la pioggia d’estate resta immobile, memore di quel che ha vissuto e che certamente non potrà dimenticare.

 

Come Padre Padrone, che poi vinse la Palma d’oro, La notte di San Lorenzo fu presentato al Festival del Cinema di Cannes nel 1982.

I fratelli Taviani ottennero il plauso della giuria, che li premiò con il Gran Prix Speciale. Il film fu apprezzato anche in Italia, come testimoniano i David di Donatello ottenuti per film, regia, fotografia e montaggio.

 

Il filosofo George Santayana disse che "chi non conosce la Storia è condannato a ripeterla".

 

 

Al pari dei libri, il Cinema, e in questo caso specifico La notte di San Lorenzo, può insegnarci ciò che sempre dovremo ricordare, per evitare che si ripeta.  

 

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