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WandaVision: appunti sparsi di una spettatrice occasionale

WandaVision può piacere a chi non conosce bene il Marvel Cinematic Universe? 

WandaVision è una miniserie del 2021 ideata da Jac Schaeffer e trasmessa su Disney+, ambientata dopo gli avvenimenti di Avengers: Endgame, con protagonisti la mutante Wanda Maximoff e l'androide sintezoide Visione, interpretati rispettivamente da Elizabeth Olsen e Paul Bettany

 

Parto subito con una premessa: a me il Marvel Cinematic Universe è sempre interessato poco.

Abbastanza poco da aver beatamente ronfato al cinema guardando Avengers: Age of Ultron.

 

Trascinata da amici interessati più dal parcheggio del multisala che ai film e da fidanzati fan della Marvel che facevo finta di ascoltare, credo di aver visto la maggior parte dei film della saga e di essere rimasta folgorata soltanto da quella cricca di disadattati dei Guardiani della Galassia.

 

[Il secondo trailer ufficiale di WandaVision]

 

 

Per mia colpa - o a mia discolpa? - c'è da dire che il mio addestramento al tempio della cinefilia è diventato sempre meno pressante e, per quanto i fratelli Russo rimangano ancora in fondo nella mia top 1000 dei registi preferiti, permetto molto più volentieri alla cultura pop di fare breccia nel mio muro costruito con mattoni e film di Ingmar Bergman.

 

Perché dunque dover ascoltare il parere di una miscredente così distante al Marvel Cinematic Universe?

Misurando il valore di credibilità sulla base dei soldi spesi per riguardare Avengers: Endgame in sala sicuramente il mio vale quanto quello di tanti spettatori occasionali che ci sono andati una volta sola.

 

Non ho la pretesa di saperne quanto l'Uomo dei fumetti dei Simpson e scrivere una delle sue recensioni piccate.

 

 

[L'uomo dei fumetti sta stroncando WandaVision: siete avvisati!]

 

Non sarò il vostro tizio barbuto con i funko pop in bella vista che vi spiegherà in un video di 40 minuti quanti easter egg e quanti collegamenti al multiverso ci siano nei pantaloni di Visione e sotto le scarpe di Wanda.

 

Quello che posso fare però è scrivere un'opinione libera, l'opinione di una spettatrice pigra che mangia patatine sul divano e, facendo zapping tra i vari servizi streaming, non ci ha pensato due volte a guardare la serie TV di moda del momento.

Un po' come fanno i vostri genitori con le fiction Rai.

 

Per me il valore di un film o di una serie si giudica tra le altre cose anche in base alle sue capacità di essere piacevole anche per uno spettatore quasi vergine riguardo l'argomento trattato.

È un'opinione quasi priva di condizionamenti e retro-pensieri, che si limita a giudicare ciò che è stato messo in scena.

 

Questa non è una recensione, bensì una chiacchierata, una raccolta di pensieri diversi rispetto a quelli degli appassionati.

 

 

[I protagonisti nel primo episodio di WandaVision]

 

WandaVision mi è piaciuto? La risposta è "mediamente sì".

 

In questo caso però la media non è data da un percorso tutto sommato equilibrato: vedere la serie è stato come mettere la testa nel forno e i piedi nell'acqua gelata.

A mio avviso ci sono picchi davvero interessanti e innovativi, degni della miglior TV degli ultimi anni, e baratri altrettanto grossolani.

 

Wanda è una donna ferita, solitaria, che ha perso ogni cosa: i genitori, il fratello, l'amore della sua vita.

Sono tutti morti.

 

WandaVision è una serie sull'elaborazione del lutto, con un particolare focus su negazione e rifiuto. 

 

 

[Queste sono le fasi di elaborazione del lutto: facendo attenzione agli avvenimenti si può far caso che la protagonista di WandaVision vive tutte queste fasi. La serie si focalizza sulla curva del grafico, preso da qui, fino al minimo rappresentato dalla depressione]

 

 

Cosa facciamo quando siamo colti dalla disperazioni e schiavi di una solitudine più grande di noi?

Immaginiamo o, almeno, a me succede così.

 

Con le cuffie nelle orecchie e una bella canzone fantastichiamo su scenari mai avvenuti o su un futuro roseo.

Ci stringiamo al cuscino in lacrime e ci rincuoriamo con personaggi immaginari, prodotti dalla nostra mente o con variazioni di gente che conosciamo. Immaginiamo di essere famosi, di aver vinto nelle situazioni in cui abbiamo perso, di riuscire dove abbiamo fallito, immaginiamo una serenità apparente, creiamo una comfort zone, il nostro miraggio nel deserto, l'oasi inesistente dove dissetarci mentre in realtà continuiamo a mangiare sabbia.

 

Allora scriviamo, cantiamo, componiamo, disegnamo o persino cuciniamo: cerchiamo di dare una forma e del sollievo a quella martoriante e martellante sensazione di stare affogando.

 

Cosa succede se questo dolore stravolge la mutante più pericolosa dell'universo con poteri di manipolazione della realtà, magia del caos, telepatia e creazione di campi di forza?

Questa oasi si concretizza, diventa materiale.

Wanda crea e la sua creazione è totalizzante.

 

La realtà immaginaria in cui Wanda si rifugia e imprigiona i poveri abitanti di Westview è quella delle sitcom.

 

Per lei che è una straniera - una sokoviana nella geografia Marvel - la sitcom rappresenta una finestra sul mondo, una via di fuga dalla guerra, dalla povertà, dalla prigionia.

 

 

[WandaVision negli anni '70]

 

Si discute ma non si litiga mai, ci si fa male ma non si muore, è tutto un tripudio di equivoci e buoni sentimenti.

 

Le sitcom sono inoltre una finestra sulla realtà quotidiana statunitense e, seppur edulcorate, riescono a rivelarne tutte le contraddizioni, i limiti, le mode, i costumi.

In tal senso è interessante anche l'uso di stacchi publicitari e dei messaggi subliminali. 

È emblematico anche vedere come nella prima puntata di WandaVision, interamente in bianco e nero e con un'estetica anni '50, Wanda venga subito tacciata di essere una boscelvica in quanto europea.

 

Wanda crea un'America di periferia a immagine e somiglianza dei suoi sogni traditi e decide di viverci: a ogni puntata corrispondono rimandi e citazioni a sitcom diverse nei vari decenni.

Le serie citate sono tantissime e lo studio fatto a riguardo è davvero certosino, dai costumi alle scenografie, passando per la colonna sonora, il nome dei personaggi secondari e per la scelta di alcuni attori cast.

 

Da The Dick Van Dyke Show a The Office, passando per Vita da strega, I Jefferson, La famiglia Brady, Genitori in blue jeans, Friends, MalcolmHow I met your mother ecc ecc: WandaVision è un'opera di intrattenimento che nasce dalla Marvel, che cresce in casa Disney e si nutre di sitcom.

 

 

[La sigla iniziale dell'episodio 5 di WandaVision è un omaggio a Casa Keaton]

 

 

Non solo è un'opera di intrattenimento, ma diventa intrattenimento per antonomasia.

 

Tutto questo lo fa parlando di depressione ed elaborazione del lutto: non è mai sopra le righe, non è mai inopportuno, non è mai di troppo.

Wanda è potentissima, ma è anche terribilmente normale: in tal senso avremmo bisogno di più Wanda e meno Captain Marvel, più personaggi femminili iconici a cui è concessa la debolezza dei desideri, della tristezza, di un inevitabile e legittimo egoismo, donne che a volte vacillano e a cui è necessario tempo per leccarsi le ferite.

Ferite che a volte non si rimarginano mai.

 

WandaVision è la dimostrazione che fare intrattenimento non vuol dire esimersi a priori da un approccio introspettivo. 

 

D'altra parte tutte queste belle considerazioni cadono al cospetto delle puntate finali in cui lo stile di WandaVision si appiattisce, adeguandosi ai tòpoi classici dei film MCU.

Non mi riferisco a botte, scontri ed esplosioni, del resto è ingenuo e francamente insensato pensare di privare di questi momenti un prodotto del genere, quanto più alla sua risoluzione narrativa.

 

La forza dell'universo cinematografico Marvel, mosso dalle sapienti dita del marionettista e produttore Kevin Feige, è quella di far incrociare storie, piani temporali, senza lasciare spazio di manovra.

A voler cercare il famigerato buco di sceneggiatura bisogna armarsi di un'ottima dose di pignoleria e di un laternino con una luce parecchio intensa.

 

L'universo espanso di Star Wars, per fare un altro esempio restando in casa Disney, non ha buchi ma è esso stesso una vera groviera di trama e lo dico da vera appassionata di pistoleri, cacciatori di taglie e samurai spaziali.

 

 

[Kevin Feige è il produttore che ha incassato più nella Storia del Cinema]

 

 

Per quanto questo sia un difetto, e nemmeno trascurabile, permette ad artisti come Dave Filoni di inserirsi abilmente e trovare nuovi appigli per una serie come The Mandalorian.

 

Le avventure di Din Djarin e il dolce alieno verde pullulano di richiami agli altri film e alle serie animate del mondo Star Wars, ma è un prodotto che basta a se stesso e che ha fatto innamorare decine di migliaia di spettatori ignoranti sul tema, che correlavano la saga di George Lucas a quel "coso grosso e nero padre del piagnucolone biondo".

 

WandaVision risente di questo schema così rigido: deve essere un collante tra la Fase 3 e 4 del MCU, porta sulle spalle fumetti, una caterva di film precedenti, multi-versi e nuove strade da aprire in sole 9 puntate di durata limitata.

 

L'eccentricità di WandaVision negli ultimi episodi si adatta agli stilemi della Marvel, nei suoi riverberi peggiori: anche per uno spettatore occasionale, i film del MCU riescono a essere piacevoli in quanto tutto sommato una riproposizione del conflitto tra bene e male - anche quando il male in fondo non è così condannabile - ma il finale di WandaVision risulta davvero indigesto a chi non possiede un poderoso background.

 

Il vero nemico di Wanda fino alle ultime due puntate sembrava essere Wanda stessa ed era questa la cosa interessante; poi una strega Agnes, utile quanto l'insalata di rinforzo al pranzo di Natale, decide di mostrarci tutta la storia della protagonista e di combatterla.

 

[Il tema di Agnes, la principale antagonista di WandaVision]

 

 

Per quanto io conosca poco il materiale di partenza grazie alla sceneggiatura mai superflua e all'interpretazione davvero convincente di Elizabeth Olsen, mi sono apparsi subito chiari la tipologia e i motivi del dolore che hanno travolto la giovane donna.

Per chi conosce molto bene la sua storia deve essere stato molto più che ridondante.

 

Non sarebbe stato meglio offrire un po' di spazio alla caratterizzazione dei personaggi macchiettistici che non sono i due protagonisti?

Il personaggio fondamentale di Pietro Maximoff/Quicksilver (Evan Peters) viene liquidato in poche gag. 

 

O a una contestualizzazione un po' meno vaga di Wanda e Visione per chi magari si approccia all'universo Marvel per la prima volta?

 

Essendo una spettatrice occasionale mi trovo nel mezzo, ma non escludo che tanti si siano avvicinati al MCU grazie a WandaVision, così come altri si sono avvicinati a Star Wars grazie a The Mandalorian.

 

 

[La famiglia al completo di WandaVision pronta allo scontro finale]

 

Quello che rimane dei due episodi finali è sicuramente la purezza e la dolcezza del rapporto tra Wanda e Visione, a mio parere la più tenera delle coppie del MCU fino a ora: due outsider, incompresi, due solitudini che orbitano l'una intorno all'altra, destinate a incontrarsi sempre, in altri tempi, in altri modi, in altri spazi.

Una coppia di unicità che però fatica a fare i conti con i propri sentimenti. 

 

Vedere WandaVision per uno spettatore occasionale è sicuramente un'esperienza positiva, un viaggio davvero emozionante, nonostante la delusione della meta.

Chi lo ha scritto

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1 commento

Lorenza Guerra

3 anni fa

Grazie :3

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