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Ma Rainey's Black Bottom - Recensione: una tragica storia che si snoda a ritmo di blues

Recensione di Ma Rainey's Black Bottom, film diretto da George C. Wolfe con Viola Davis e Chadwick Boseman

Ma Rainey's Black Bottom: come raccontare il dramma di un popolo intero in 94 minuti, attraverso uno straordinario cast racchiuso tra quattro mura.

 

Tratto da una pièce teatrale scritta da August Wilson e facente parte di una raccolta di dieci opere conosciuta come Il Ciclo di Pittsburgh, il film diretto da George C. Wolfe racchiude esattamente ciò che "il poeta del teatro sull'America nera" voleva trasmettere: le condizioni e l'identità della popolazione afroamericana del XX secolo. 

 

[Il trailer di Ma Rainey's Black Bottom]

 

 

Ma Rainey (Viola Davis) è una cantante nota come "La madre del blues" che in un afoso pomeriggio d'estate nella Chicago del 1927 deve incidere un album di inediti con la sua band.

 

Con loro c'è il cornettista Leeve (Chadwick Boseman) desideroso di formare un proprio gruppo per svecchiare la musica blues, tanto da scrivere una propria versione di Ma Rainey's Black Bottom, la storica canzone della madre del blues.

 

Durante la sessione di registrazione verranno fuori tutte le discrepanze e le paure di un popolo che per anni ha subito il razzismo e la tirannia dei bianchi.

 

 

Ma Rainey's Black Bottom Ma Rainey's Black Bottom

Ma Rainey's Black Bottom a mio avviso ci mette un po' a ingranare, complice una regia troppo fedele all'origine teatrale dell'opera, ma con il passare dei minuti e il crescendo delle tensioni tra i protagonisti il film di George C. Wolfe esplode in tutta la sua rabbia.  

 

Il flusso di parole di tutto il cast diventa esso stesso un blues che va a unirsi meravigliosamente alla colonna sonora diegetica suonata dalla band di Ma Rainey.   

 

Un dramma che si svolge quasi completamente in uno studio di registrazione, che per l'occasione si trasforma in un palco teatrale pronto a ospitare le prove superlative degli attori.

 

Durante la visione di Ma Rainey's Black Bottom si ha la sensazione in più occasioni di assistere a una pièce teatrale, cosa che in certe occasioni potrebbe stufare dato che tutto ciò non porta nulla di nuovo al tema della lotta al razzismo, se non un’altra storia vera giustamente raccontata.

 

Ma a rendere Ma Rainey's Black Bottom un film assolutamente da vedere sono i due interpreti principali: Viola Davis e il compianto Chadwick Boseman

 

La vincitrice del Premio Oscar per Barriere - anch’esso tratto da Il Ciclo di Pittsburgh - è vulcanica e travolgente con la sua voce, trasformata fisicamente e in alcuni momenti estremamente odiosa.

Il suo personaggio - realmente esistito - è una diva della musica blues, un'icona della cultura black e una gallina d’oro per i produttori dell’industria musicale.

 

Ma Rainey è servita e riverita, è indipendente, viene inondata di oggetti sfarzosi solo esclusivamente per i soldi che porta nelle tasche dei suoi produttori: una condizione di benessere però solo apparente.

 

“I bianchi non capiscono il blues” dice a un tratto Ma Rainey per fotografare la sua condizione: per il suo manager è solo business, per lei è vita.

 

Il finale del film racchiude saggiamente anche questo concetto.

Ma Rainey's Black Bottom Ma Rainey's Black Bottom

 

 

[Viola Davis fantastica protagonista di Ma Rainey's Black Bottom]

Ma Rainey’s Black Bottom Ma Rainey’s Black Bottom

 

Una condizione a cui ambisce ardentemente e ingenuamente Leeve - le cui scarpe costose sono solo un esempio - il quale però non ha fatto i conti con la realtà dei fatti.

 

A più riprese infatti il cornettista ribelle impersonato da Chadwick Boseman viene provocato e riportato con i piedi per terra dalla sua band, composta da membri tutti più anziani di lui.

 

Non è un caso che la fotografia di Tobias A. Schliessler giochi sui toni freddi nello scantinato dove il gruppo è rilegato a far le prove mentre si accenda invece all’esterno. 

I contrasti di vedute tra Leeve e gli altri membri della band sono funzionali per esplorare vari temi e per permettere alla star di Black Panther di sfoggiare quella che ritengo sia la miglior prova della sua carriera.

 

In particolar modo c’è un monologo recitato in maniera così passionale e per certi versi - data la regia del film - teatrale da cui è difficile non essere coinvolti.

 

Se a questo si aggiunge il fatto che quella in Ma Raineys’s Black Bottom è stata l’ultima e straordinaria performance della sua carriera, la componente drammatica raggiunge picchi da Premio Oscar.

 

 [

[In Ma Rainey's Black Bottom entrambi i protagonisti riceveranno una pioggia di nomination durante la stagione dei premi, se non qualcosa in più]

 

 

Una prova fisica, sentita sia per i temi trattati - il discorso sull’esistenza di Dio è da brividi - sia per la consapevolezza di lasciare un ultimo lascito del proprio talento: Boseman è morto per colpa di un tumore al colon pochi giorni dopo aver terminato le riprese del film. 

 

Il film di George C. Wolfe va inquadrato per quello che è: un dramma su una storia vera che parla di razzismo tratto da una piece teatrale.

Questa puntualizzazione non va a sminuire o banalizzare il film, ma è necessaria per essere consci di ciò che si sta per andare ad affrontare.

 

Se vi aspettate un’opera in grado di rileggere sotto un punto di vista nuovo un tema così delicato Ma Rainey’s Black Bottom forse non fa al caso vostro.

 

Ma se volete essere partecipi di due prove attoriali da Oscar e se avete voglia di lasciarvi coinvolgere da personaggi magnetici e dalla cruda realtà della storia della madre del blues e della sua band, allora Ma Rainey’s Black Bottom è davvero un'opera da non perdere. 

 

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