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Pieces of a Woman - Recensione: mani piccole su finestrini appannati - TIFF 2020

Al TIFF 2020 arriva Pieces of Woman, in selezione anche a Venezia 77: una delle pellicole importanti per la Award Season, soprattutto guardando a Vanessa Kirby

Al Toronto International Film Festival 2020 arriva Pieces of a Woman, in selezione anche a Venezia 77: una delle pellicole importanti per la Award Season, soprattutto guardando all'interpretazione di Vanessa Kirby, che al Lido ha infatti vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. 

 

Mentre Venezia 77 sembra essere stata l’edizione delle donne, il TIFF 2020 sembra l’edizione delle storie intime, della riscoperta, della rinascita, della connessione dell’essere umano con i suoi totem più ancestrali e Pieces of a Woman ne è meravigliosa dimostrazione. 

 

Martha (Vanessa Kirby) e Shawn (Shia LaBeouf) sono i protagonisti di questa storia, sono il microcosmo che implode quando la loro primogenita viene a mancare subito dopo il parto. 

 

La storia di Pieces of a Woman, come detto per Penguin Bloom, è un canovaccio rivisto e uno dei più abusati quando nel dramma si vogliono porre i riflettori su alcuni dei temi interconnessi con la natura dell’essere umano. 

 

Eppure, analogamente al film australiano, la chiave di una buona narrazione cinematografica non è quasi mai il cosa, quanto il come

 

[Una clip di Pieces of a Woman]

 

 

Kornél Mundruczó, regista ungherese dietro la pellicola, dona alla buona sceneggiatura di Kata Wéber un’eleganza che sarebbe molto importante vedere più spesso nella messa in scena dei drammi. 

 

Mundruczó ha ben chiaro come la buona narrazione di questo film debba passare per la giusta misurazione della distanza dai personaggi, come per la ricerca di alcuni dettagli cruciali nel trasmettere il senso di ogni scena, dei gesti, di quello che viene detto e soprattutto del non detto. 

 

Il regista ungherese non sceglie un approccio estroso o onirico-filosofico à la Terrence Malick, quanto piuttosto la composizione dei quadri e i movimenti di macchina per tenere lo spettatore dentro il passaggio del tempo, o meglio dei mesi, che cadenza i segmenti della storia e la sua dilatazione. 

 

Pieces of a Woman mette subito in chiaro quanto sia importante dare allo spettatore la connessione tra vita e morte, tra sesso e decesso, tra vita che genera vita e casualità e colpe insensate che generano tragici incidenti. 

 

 

Pieces of a Woman

 

A tale scopo un bel piano sequenza - probabilmente ricostruito, ma sarebbe opportuno indagare - segue senza staccare il parto di Martha, dando a Vanessa Kirby - e relativamente a Shia LaBeouf - occasione di lasciare una prima grossa impronta su Pieces of a Woman

 

Siamo nel momento.

Siamo con i personaggi. 

 

Sentiamo il tendersi della pancia, il panico dell’impossibilità di raffreddarsi e comprendere il ciclo della vita, sentiamo i tendini che muovono le mani della Kirby nel vuoto e la scena diventa nostra e nostro diventa il dolore che ne segue e che permea il film

 

Kornél Mundruczó ci prende alla sprovvista e, dopo aver aperto stordendoci, cambia in un certo qual senso registro.

 

Continuando a muovere la macchina crea quadri, dà dinamismo a ogni conversazione e soprattutto dà immagine a ogni dialogo, trasformando una chiacchiera sui White Stripes in senso e rendendo tutto indispensabile. 

 

Un profumo diventa immagine prima che venga descritto, un dolore diventa conseguenza senza essere spiegato, le mani di un bimbo su un finestrino appannato diventano buco nero di ragioni insondabili e i personaggi, come le stagioni della storia e i mesi e la costruzione di un ponte, diventano il macrocosmo e microcosmo ad alternarsi insieme a tutti gli accorgimenti messi in sceneggiatura e in scena. 

 

 

Pieces of a Woman

 

Il personaggio di Shia LaBeouf e la sua impazienza diventano violenza scenica, mentre la regia segue la lussuria degenerare in tedio per un meccanismo naturale che sembra non funzionare più.

 

La direzione degli attori, così come quella dell'intero film, si offre per un discorso più ampio su come i quadri possano essere non obbligatoriamente costruiti come set pubblicitari o inseguendo pedissequamente regole di composizione tra color palette e set designer irrealisticamente perfetti. 

 

La sceneggiatura di Pieces of a Woman è di Kata Wéber, e sembra rispecchiare una delle massime di Ernst Lubitsch, quando ricordava al suo protégé Billy Wilder di “lasciare al pubblico il compito di fare due più due”, allontanandosi quindi dal Cinema contemporaneo fatto troppo spesso di dialoghi che spieghino la scena a tutti i costi. 

 

La scena viene spiegata dalla regia di Mundruczó e la sceneggiatura di Wéber gli dà tutti gli strumenti per fare del racconto obliquo la base di partenza che dia al cast l'occasione per rendere importante ogni linea di dialogo, gesto e movimento. 

 

Pieces of a Woman si concentra sulla sua protagonista, fa del personaggio interpretato da Vanessa Kirby una donna che non conosciamo davvero, che non comprendiamo fino in fondo, che non si spiega da sé, ma che è capace di comunicare attraverso un livello empatico costruito proprio tramite la sua performance fatta di azioni, e non di reazioni, e della narrazione per immagini costruita da Mundruczó

 

Pieces of a Woman è un film meravigliosamente diretto e ben sceneggiato e che dà a tutti i protagonisti una dignità, andando oltre le colpe, le ragioni e le micragnose ricerche di colpa scatenate generalmente quando le dinamiche di coppia diventano, inevitabilmente, parte della vicenda.

 

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