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Tolo Tolo - Recensione: un cavallo di Troia nell'Italia sovranista

Checco Zalone esordisce alla regia e cita Primo Levi 

Parlando di Tolo Tolo si parla di un film che è innanzitutto un fenomeno mediatico, bisogna quindi mettere sul piatto della bilancia diversi fattori.     

 

 

Nel caso di Tolo Tolo di Luca Medici l'esperienza non inizia in sala, ma compie i sui primi passi sui social network dei politici, sui giornali scandalistici e su quelli che all'apparenza son più professionali ma il cui valore della critica è sempre strettamente legata all'orientamento politico dell'editore.   

 

È normale che accada quando un film ha talmente tanta risonanza da poter influenzare il pensiero di milioni di persone.  

 

Bisogna anche mettere in conto che il personaggio di Checco Zalone é, per quanto paia assurdo, impregnato da un'aura di divismo.   

 

Luca Medici - questo il nome vero dell'artista - si palesa in televisione soltanto in rarissime occasioni, in concomitanza all'uscita dei suoi film.   

 

     

 

 

Di Luca Medici infatti sappiamo piuttosto poco, dall'esordio televisivo a Zelig, al tormentone Siamo una squadra fortissimi nel 2006 a Tolo Tolo nel 2020 noi conosciamo soltanto Checco.   

 

La sua assenza dal mondo dello spettacolo e soprattutto dalle trasmissioni trash, a cui il suo cinema sembra ammiccare, contribuisce a tenere persona e personaggio ben separati.  

Come Clark Kent e Superman... Ma cozzalo.   

 

"Che cozzalone!", la locuzione da cui deriva il suo nome, è infatti un'esclamazione pugliese intraducibile, ma che si può riassumere come lo stupore di fronte a un soggetto cafone e tamarro.   

 

I suoi film inoltre non hanno cadenza annuale, il che rende l'uscita del film di Checco Zalone un vero e proprio evento nazional-popolare a cui le persone sentono di voler partecipare.    

 

Non si può perdere l'ultima fatica del comico capursese perché non si sa nemmeno quando sará la prossima.  

 

 

 

 

Allora il nostro Maestro del Marketing ha deciso di presentare il suo Tolo Tolo con la solita canzone orecchiabile e un "trailer" con delle scene che nemmeno son presenti nella pellicola e che suggeriscono una direzione del film completamente diversa rispetto a quella effettivamente intrapresa.   

 

Trailer e canzone rassicurano lo spettatore: sará il solito Checco Zalone che, ambiguamente, prende in giro l'italiano medio ma sempre in modo bonario, sottolineando alcuni tratti in modo talmente esagerato da inserirsi in un mondo folkloristico dove l'italiano ha sì mille difetti, ma è anche simpatico, unico.   

 

Italia, paese del sole, della pizza, della mafia e dell'italiano zaloniano.   

 

Con Tolo Tolo però Checco Zalone interrompe questo gioco delle tre carte e decide di presentare il solito italiano medio ma in un contesto non fraintendibile, in cui la sua superficialitá diventa ingiusticabile al confronto del dramma umano della migrazione.      

 

Tolo Tolo inoltre è l'esordio di Medici alla regia e la fine del sodalizio con Gennaro Nunziante.   

La sceneggiatura è stata scritta a quattro mani con Paolo Virzì e il film, costato 20 milioni di euro, è stato girato in 20 settimane non consecutive divise tra Africa e Europa. 

 

A onor del vero Tolo Tolo è sostanzialmente un'opera prima.  

 

 



Da Tolo Tolo ciò che più traspare è la voglia di Medici di fare un film che non sia soltanto la vetrina del personaggio di Checco Zalone, ma che trasmetta anche un messaggio forte con delle intuizioni stilistiche originali, anche se non sempre riuscite, complice un montaggio spesso troppo frenetico e un ritmo troppo veloce, soprattutto verso la fine.   

 

Pierfrancesco Zalone è "nato per sognare".

Dopo quello che intuiamo essere l'ennesimo fallimento imprenditoriale va in Africa, che sembra un vero paradiso, senza tasse da pagare e sovraintendenze a cui dar conto.   

 

La situazione si metterá male e Checco dovrá affrontare al fianco di une bellissima ragazza dall'oscuro passato, da un dolce bambino che non sa nuotare - ma che poi imparerá a farlo da solo, per l'appunto "tolo tolo" - e da un cameriere con la passione per il neorealismo italiano il viaggio della speranza verso l'Europa, tra infinite traversate, lager libici e barconi.  

 

L'odissea di Checco Zalone, tra la ricerca perenne della sua crema anti-aging e la fuga dai terroristi, presenta una moltitudine di personaggi secondari, alcuni abbozzati e altri meglio approfonditi, con l'intento esplicito di sottolineare l'indifferenza degli europei, anche di quelli apparentemente impegnati, ma anche la diversitá umana all'interno di gruppi di persone che siamo abituati a chiamare solo "migranti", come fossero una massa informe formata da uomini neri prodotti industrialmente dalla catena di montaggio chiamata Africa.    

 

 



Tolo Tolo risulta spesso davvero troppo didascalico, ripetendo durante la pellicola continuamente gli stessi messaggi, ma bisogna tener conto di ciò che si è detto all'inizio dell'articolo.  

 

Il target di Tolo Tolo è costituito da una moltitudine di persone che non solo non ha dimistichezza con il medium cinematografico, ma che spesso fa riferimento alla suddetta televisione trash e alla politica che ne ha copiato il linguaggio, fatto di frasi fatte e martellanti slogan triti e ritriti.   

 

Luca Medici dunque, un po' a discapito della risata facile e perenne che aveva caratterizzato il fortunato sodalizio con Nunziante, porta per la prima volta in una commedia nazional-popolare il viaggio della speranza di cui sentiamo parlare, perlopiù a sproposito, ogni giorno su ogni canale televisivo.  

 

Ed ecco il cavallo di Troia: tramite un finto trailer che è riuscito a ingannare anche i vertici dell'Italia sovranista e un film confezionato come una cozzalissima commedia musicale Tolo Tolo ha già incassato più di 30 milioni di euro in cinque giorni e ha comunicato agli spettatori che gli esseri umani sono tutti uguali e che nascere in un posto o in un altro è solo una questione di culo.   

 

Tolo Tolo presenta alcune soluzioni interessanti e ambiziose, come il ricorso al metacinema e a un intermezzo animato, che rivelano delle velleitá artistiche a volte brillanti, altre davvero grossolane. 

 

[La cicogna strabica di Checco Zalone]    

 

Interessante quanto diretta è persino una citazione a Primo Levi che definiva il fascismo come un'infezione pronta a venir fuori nei momenti di difficoltà.  

 

Per Checco Zalone il fascismo è esattamente come... la candida.   

 

Sarà forse il cinema nazional-popolare uno degli anticorpi per il fascismo dilagante?   

 

Ai posteri l'ardua sentenza. 

Chi lo ha scritto

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1 commento

Tommaso Ansa

3 anni fa

sono d'accordo

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