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ANIMA - Recensione: le gabbie e le fughe dell'animo umano

Ecco perché dovete vederlo

ANIMA era stato annunciato una decina di giorni fa attraverso i canali social di Paul Thomas Anderson, Thom Yorke e Netflix, mettendoci sull'attenti riguardo un evento non solo atto a pubblicizzare l'omonimo nuovo album solista del frontman dei Radiohead, ma importante in quanto "spettacolo visivo complesso" firmato Paul Thomas Anderson.

 

Il 26 giugno ANIMA è arrivato in alcune sale IMAX selezionate - negli USA - e dal 27 è stato reso disponibile su Netflix.

 

Sulle pagine di CineFacts.it proverò a spiegare perché vale la pena investire 15 minuti del vostro tempo in quello che è più che uno spettacolo visivo complesso, una diretta evoluzione del video musicale.

 

Quando nel 1983 Michael Jackson contatta John Landis per scrivere e girare il video musicale di Thriller, viene messa in moto una delle più importanti e significative operazioni commerciali della storia del videomaking applicato alla musica. 

 

 


Jackson era rimasto colpito da quel capolavoro che è Un lupo mannaro americano a Londra e il Thriller che Landis scriverà e dirigerà per Jackson sarà figlio degli umori orrorifici cari al regista, del suo estro visivo e di un autore che non ha nessuna intenzione di limitarsi al mezzo, decidendo, come ogni grande autore, di spingere verso nuovi estremi il formato di fruizione del video musicale, trasformandolo in un musical horror.


Il risultato sono quei 13 minuti di spettacolo visivo andati in anteprima, con un tappeto rosso di prim'ordine, al Crest Theater di Los Angeles.

 

Da quel momento in poi il mezzo è cambiato e il modo di fare video musicali si è evoluto verso narrative complesse, seppur raramente accostabile a quanto aveva fatto Landis, che ricordiamo è l'uomo che ha girato The Blues Brothers - "quattro polli fritti e una coca", direbbe il nostro Teo - limitandosi spesso al formato pop da 3/4 minuti. 

 

Da John Landis a Spike Jonze il passo è stato piuttosto breve, ma con il passare del tempo, il cambiare delle mode e delle fruizioni e la mutazione di MTV da canale musicale all'avanguardia a raccolta instancabile di reality - di dubbia utilità per qualsiasi forma di vita a base di carbonio - anche il modo di concepire il video musicale si è evoluto.

 

 

 

Nel maggio 2018 Childish Gambino, aka Donald Glover, presentava al Saturday Night Live il suo nuovo singolo This is America, e contestualmente veniva rilasciato su YouTube il video musicale diretto da Hiro Murai.

 

Un video sontuoso nella sua potenza e traboccante di simbolismi e riferimenti culturali il cui solo scopo è quello di colpire lo stomaco dell'America e risvegliarlo da un meccanismo di negazione della realtà piuttosto potente. 

 

Nel 2016, invece, Paul Thomas Anderson incontrava per la prima volta Thom Yorke dirigendo il video musicale di Daydreaming, il cui impatto, nei suoi 6 minuti, trascende la realtà, distinguendosi per eleganza di messa in scena e trasposizione di un concetto astratto, e spesso malamente abusato, del daydreaming, il sogno ad occhi aperti

 

Esistono una discreta quantità di discussioni riguardo i messaggi inseriti, volutamente o meno, nel video.   

 

 

 

ANIMA, invece, si allontana dal concetto di video musicale e si dirige verso l'art house, utilizzando il desueto formato conosciuto come one-reeler, per realizzare un corto musical a presentare tre pezzi del nuovo album di Yorke: Not The News, Traffic, Dawn Chorus.

 

Thom Yorke fa da protagonista per una storia dove l'impatto visivo è centrale nella rappresentazione di tutte quelle sensazioni che serpeggiano nella pancia, ascoltando i brani e immergendosi nei beat elettronici della sua musica. 

 

Inquadrature simmetriche, movimenti di camera puliti, il nero a contrastare il bianco di una tela sulla quale non si dipinge ma si balla, la decadenza di strutture cubiche riscaldate da fumi e raggi laser - [cit.], ma non ve la spiego - spazi urbani asettici, uomini ordinati mossi compulsivamente da movimenti meccanici, ripetitivi, schedulati e cadenzati.

 

 

 

 

ANIMA è accorato, composto di sentimenti fluidi, metallo sulla lingua e ritmo elettronico a suggerire la ribellione tipica della fuga da qualcosa di estremamente alienante, dalla catena di montaggio del quotidiano e delle convenzioni costruite dall'uomo, il cui scopo, involontario, è quello di rinchiudere l'anima in una gabbia dove spesso non c'è spazio per l'amore, per il caldo, per la luce del sole e il ritmo danzante soave di gesti aggraziati.


Siamo noi, persi in regimi istituiti per sentirci protetti da noi stessi e l'unica salvezza è forse generata dal caso e si riduce comunque all'amore, a quel sentimento profondamente umano che ci rende capaci di sconfiggere le pendenze, i tornadi di spazzatura, le polvere degli spazi urbani decadenti, ribellandoci alle convulsioni del gruppo per trovare i movimenti morbidi dei gesti affettuosi, spingendoci a rialzarci come bambole di pezza anche quando siamo svuotati da ogni forza. 

 

 

 

P.T. Anderson fa tutto questo assecondando la musica di ANIMA, mettendo Yorke nel disagio di coreografie come corrente di un fiume in piena, utilizzando la visione di un incubo quotidiano alienante per guidarlo attraverso uno specchio oltre il quale i beat diventano carezza, gioco, complicità, sorriso e sollievo dopo i sudori freddi di un lungo viaggio verso qualcosa che prima era inarrivabile.

 

Lei è raggiungibile. 

Lei è il gioco con le mani.

 

Lei è la possibilità di correre per le strade deserte di una città addormentata.

Lei è l'origine e il motivo di tutti i viaggi e di tutte le destinazioni.

 

L'anima è la cura necessaria a trovare noi stessi oltre le gabbie nelle quali ci chiudiamo, il sentimento incompleto che ci guida verso un'altra anima.

 

 



ANIMA di Thom Yorke e Paul Thomas Anderson è l'evoluzione del video musicale che diventa musica, art-house, che cerca di fare Cinema comunicando non con le parole ma attraverso la rappresentazione di quelle presenti dietro le partiture come nei testi, configurandosi in un evento.

 

Il one-reeler di Paul Thomas Anderson deve essere uno spettacolo immenso visto in una sala IMAX, dove diventa impossibile non sentire la musica nel petto e il cui schermo da maggiore occasione di farsi sovrastare dalle immagini costruite con tanta grazia dal regista americano.

 

Consiglio perciò di procurarvi un paio di cuffie di buon livello, di rannicchiarvi di fronte al televisore e farvi sovrastare da ANIMA, perché è un'esperienza sensoriale meravigliosa capace di sedimentare nei colori elettrici del vostro io.

 

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