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Mr. Scorsese - Recensione: l'uomo Martin dietro il mito Scorsese

Rebecca Miller in 5 puntate ci accompagna a scoprire il cineasta Martin Scorsese senza mai perdere di vista l'uomo e da dove è partito

Rebecca Miller firma con Mr. Scorsese un ritratto appassionato e stratificato del cineasta Martin Scorsese, ma soprattutto dell'uomo Martin Scorsese: pur con qualche inevitabile omissione, la miniserie ha l’energia e il respiro delle grandi storie. 

 

In cinque episodi da un’ora, la miniserie di AppleTV ripercorre sei decenni di carriera e un’intera vita di ossessioni, cadute e rinascite: Mr. Scorsese è un viaggio che alterna rivelazioni intime, materiali d’archivio preziosi, testimonianze di amici e collaboratori e soprattutto la voce di Martin Scorsese, 82enne lucido e commovente nel guardarsi indietro senza sconti. 

 

 

[Trailer ufficiale di Mr. Scorsese]

 

 

Tonnellate di filmati e foto d'epoca sul set e in famiglia, alcune davvero mai viste prima, corredate da interviste ai protagonisti della vita e della carriera del regista newyorkese.

 

Oltre agli ovvi e immancabili Robert De Niro e Leonardo DiCaprio e ai “fratelli di Cinema” Brian De Palma, Paul Schrader e Steven Spielberg, in Mr. Scorsese compaiono Sharon Stone, Jodie Foster, Isabella Rossellini, Margot Robbie, il direttore della fotografia Rodrigo Prieto, i registi Josh Safdie, Ari Aster, Spike Lee (che non si lascia scappare l'occasione per lanciare una frecciata velenosa a Quentin Tarantino), il frontman dei Rolling Stones Mick Jagger e quello dei The Band Robbie Robertson

 

Daniel Day-Lewis, non proprio l'uomo più facile da convincere a partecipare a operazioni simili, regala un’intervista sorprendentemente schietta e affettuosa.

 

Le tre figlie - Cathy, Domenica e Francesca - completano il ritratto privato di Martin Scorsese tra ferite e riconciliazioni: il tema della paternità tardiva, con gli errori riconosciuti e corretti, le mancanze e le revisioni, aggiunge vibrazioni umane e aiuta tantissimo a inquadrare correttamente l'uomo, oltre che l'artista. 

 

 

[In Mr. Scorsese troviamo il Martin Scorsese che conosciamo, cineasta chiacchierone a mille all'ora, ma scopriamo anche il suo lato più sincero e umano]

 

 

Se amate il Cinema Mr. Scorsese è una di quelle opere che fanno scattare la voglia di correre a rivedere tutto: dai corti studenteschi fino ai capolavori che hanno ridisegnato l’immaginario collettivo.

 

La struttura in cinque atti è semplice, ma efficace.

Straniero in una terra straniera apre con l’infanzia asmatica nel Queens, il quartiere di New York osservato dalla finestra, mentre la salvezza si chiama "aria condizionata delle sale cinematografiche".

Le foto di famiglia e gli spezzoni di Italianamerican riportano in vita Catherine e Charles, i genitori di Martin Scorsese che hanno inciso nella carne l’umorismo e l’etica del lavoro del figlio.

 

Scorrono i cortometraggi, le prime prove con Roger Corman, Chi sta bussando alla mia porta e la New York di Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno: il documentario alterna gli aneddoti con i “bravi ragazzi” d’infanzia agli storyboard, le riprese di backstage, gli scarti e i filmati amatoriali casalinghi che sembrano aprire il cervello del regista lasciandoci spazio per entrare. 

 

 

[10 film con Martin Scorsese, protagonista di alcune delle sue opere più famose, amico e collaboratore da oltre 50 anni e vero e proprio salvatore durante la parentesi della tossicodipendenza del regista: in Mr. Scorsese non poteva proprio mancare Robert De Niro]

 

Con Tutte queste riprese non fanno bene - citazione diretta da L'occhio che uccide, di Michael Powell - entriamo nel fuoco creativo degli anni ’70.

 

Alice non abita più qui, il realismo esistenzialista e disperato di Taxi Driver - e i suoi innumerevoli problemi con la censura - il folle musical sui generis New York New York e l'eccessiva libertà concessa agli interpreti, il concerto mitologico L'ultimo valzer, girato in poche ore mentre Martin Scorsese stava ancora occupandosi di New York New York.

 

Il dialogo con Robert De Niro, Steven Spielberg e il compianto Robbie Robertson non è semplice celebrazione: è vera geologia del Cinema, strati su strati di decisioni, rischi e ossessioni. 

 

 

[Mr. Scorsese: Robert De Niro e Martin Scorsese in vacanza sull'isola di Saint Martin: dopo il ricovero in ospedale di Scorsese, i due hanno lavorato assieme su Toro scatenato stando lontani da New York e dalla civiltà]

 

 

L’episodio successivo chiamato Santo/Peccatore ha invece la densità di un romanzo.

 

Martin Scorsese parla senza filtri dell’abisso della cocaina nel quale era ormai immerso fino al collo, del ricovero in ospedale a causa di innumerevoli emorragie interne, della rabbia che fa spaccare i telefoni e lanciare scrivanie fuori dalla finestra.

C'è anche la redenzione dovuta all'insistenza di Robert De Niro in merito alla produzione di Toro scatenato - film che Scorsese non aveva nessuna intenzione di dirigere - e la sua emersione e ritorno nel mondo con Fuori orario, Il colore dei soldi e L'ultima tentazione di Cristo, uno dei due film che voleva assolutamente dirigere fin da quando era ragazzino.

 

Le immagini delle proteste religiose con le suore in TV, le campagne di boicottaggio, l’antisemitismo fuori casa di Lew Wasserman e la definizione di "film più satanista di sempre" gelano il sangue e ci ricordano quanto Martin Scorsese sia stato un outsider ben oltre il mito odierno.

 

La montatrice Thelma Schoonmaker - praticamente la coprotagonista di Mr. Scorsese - ci regala spesso il suo sguardo critico che diventa una bussola che orienta l’analisi della filmografia e dell'umanità del cineasta newyorkese, al punto che per lunghi tratti la serie potrebbe anche intitolarsi Ms. Schoonmaker.

 

 

[Mr. Scorsese: Thelma Schoonmaker e Martin Scorsese in sala montaggio: la montatrice collabora con il regista dal 1967 e hanno lavorato assieme su un totale di 25 film!]

 

Cinema totaleè il quarto episodio e mette a fuoco l’età della maturità: Quei bravi ragazzi, Cape Fear, L'età dell'innocenza, Casinò.

 

Il racconto non si limita però alle scene celebri: Rebecca Miller si concede dettagli di regia - le mani come leitmotiv visivo ne L’età dell’innocenza - scelte musicali - dove i Rolling Stones fanno ovviamente da spina dorsale sonora - e sottolinea la capacità di Martin Scorsese di trasformare ogni film in una lezione di messa in scena.

 

È qui dove forse emerge maggiormente la montagna russa che il botteghino ha sempre rappresentato per il regista, con film che hanno avuto un grande successo alternati a flop enormi che minavano la sua spendibilità con le major.

 

 

[In Mr. Scorsese c'è anche tanto spazio per la sfera privata, con una bella e commovente parentesi dedicata alla moglie Helen e all'ultima figlia, Francesca]

 

 

L’ultimo capitolo intitolato Regista di metodo corre dagli anni 2000 a - quasi - i giorni nostri.

 

La stagione con Leonardo DiCaprio (Gangs of New York, The Aviator, Shutter Island, The Wolf of Wall Street), i documentari su George Harrison, la missione di preservazione del Cinema con The Film Foundation, il ruolo di caregiver accanto alla moglie Helen, l'inaspettato primo (e ad oggi unico) Premio Oscar per la Migliore Regia grazie a The Departed, fino all'ultimo film soltanto accennato, The Irishman

Killers of the Flower Moon è rimasto fuori dal racconto.

 

Qui purtroppo a mio avviso affiorano i limiti del formato: sette film in un’ora sono troppi e qualche assenza pesa. 

 

Hugo Cabret ad esempio manca del tutto: scelta curiosa che mi ha colto di sorpresa, dato che parliamo di un'autentica lettera d’amore alla Storia e alla tecnologia del Cinema ed è l'unico esperimento di Martin Scorsese con il 3D, tra l'altro a mio avviso particolarmente riuscito. 

 

Ciononostante, però, anche quando accelera Mr. Scorsese conserva calore, curiosità e una costante meraviglia nel vedere come un uomo che ha più di 80 anni riesca a ricordarsi perché ha iniziato a fare ciò che fa, che nel tempo è diventata l'unica cosa che è in grado di fare e che lo identifica a tal punto che senza Cinema non sarebbe più lui. 

 

La regista della miniserie non santifica né scandalizza, ma lascia che sia Martin Scorsese a depotenziare il sensazionalismo attorno alla droga e alle ossessioni lavorative, mantenendo però in campo i contraccolpi dovuti ai ripetuti divorzi, i flop commerciali di Kundun e Al di là della vita, la sensazione di essere stato “ostracizzato” a più riprese e il sentimento che lo porta ad allontanarsi da Hollywood. 

Questo strano filo rosso che vede Scorsese outsider per salute, per fede religiosa e per industria rende il racconto oggi necessario, quando lo "Zio Marty" è giustamente considerato un'icona e un'istituzione. 

 

Avrei forse voluto più spazio dedicato al grande lavoro di preservazione delle opere cinematografiche che la sua The Film Foundation ha messo finora in pratica - letteralmente salvando dall'oblio la filmografia di Michael Powell ed Emeric Pressburger e restaurando oltre 900 film - o ancora mi sarebbe piaciuto ascoltare le ragioni e i sentimenti dietro al successo di Boardwalk Empire e all'insuccesso di Vinyl, le uniche due serie TV che hanno coinvolto Martin Scorsese. 

 

Ciò che però c’è in Mr. Scorsese è comunque tanto ed è di una ricchezza travolgente, di una schiettezza rara e di una trasparenza oggi pressoché impossibile da trovare altrove in prodotti simili, che sempre più spesso assomigliano ad agiografie di personaggi senza macchia né paura.

Martin Scorsese è invece stato un uomo pieno di macchie e colmo di paure e né lui né la miniserie hanno il minimo timore di affrontare entrambe.

 

Il risultato è quindi un ritratto entusiasta ma non cieco, capace di tenere insieme etica e stile, New York e cattolicesimo, furia violenta ed elegante grazia.

 

 

[Martin Scorsese assieme alla regista di Mr. Scorsese Rebecca Miller]

 

Mr. Scorsese è il tipo di docuserie che ti fa “sentire” il Cinema: lo vedi nascere da piccoli gesti e decisioni, da amicizie e ossessioni, da cadute e resurrezioni.

 

Quando scorrono i titoli di coda dell'ultimo episodio, accompagnati senza sorpresa dai Rolling Stones, resta una voglia precisa: riguardare Mean Streets, Toro scatenato, Taxi Driver, Quei bravi ragazzi, ma anche recuperare i titoli meno frequentati per riscoprirli sotto una veste nuova, con nelle orecchie le parole di Scorsese in merito a tutto ciò che è successo intorno a ogni suo film.

 

E magari, mentre aspettiamo la sua prossima opera, ricordarci che dietro l’autore-mito c’è ancora quell'esile ragazzo asmatico newyorkese, che nel buio della sala trovò l'aria che stava cercando e che non avrebbe mai smesso di respirare.

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