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Deux pianos è l'ultimo film del regista francese Arnaud Desplechin, presentato fuori concorso alla XX edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public.
Il film è "un melodramma fantastico", come lo definisce lo stesso regista; il racconto di una vita persa a rimpiangere il passato e affondare nel desiderio.
Desplechin ha dichiarato che Deux pianos è nato dall'incontro di due racconti che lo avevano perseguitato per un'intera estate: la prima storia era quella di un amore impossibile, di una giovane vedova che si era giocata tutto quando era molto giovane rimanendo incinta e che dopo aver pronunciato un elogio imbarazzante al funerale del marito, si vedeva l'amante piombare in casa durante la shiva.
La seconda, raccontatagli da un amico americano, si svolgeva nel mondo della musica classica e aveva come protagonista un pianista che, tornato a casa, trovava la sua esatta copia nella forma di un bambino.
[Trailer ufficiale di Deux pianos]
Due racconti classici da spingere oltre, per creare un film garbatamente malinconico e trasgressivo, perché la vita dei protagonisti è triste, schiacciata dalla colpa e loro, illusi di essere liberi nei propri sentimenti, non fanno altro che fuggire dal dolore.
L'unico equilibrio possibile in Deux pianos sta nella musica, che per Desplechin gioca un ruolo consolatorio nella vita dei personaggi e funge da rifugio, nonché da forza motrice dell'intero intreccio.
La trama di Deux pianos ruota attorno al virtuoso del pianoforte Mathias Vogler (François Civil), che torna in Francia dopo un lungo esilio in Giappone.
Lì rincontra la mentore della sua giovinezza, Elena (Charlotte Rampling), che vorrebbe realizzare in coppia una serie di concerti al pianoforte all'Auditorium di Lione.
Tuttavia, l'incontro casuale in un parco con un bambino che gli assomiglia spaventosamente, fa piombare Mathias in una profonda crisi che minaccia di farlo crollare e che lo porta a ritrovare Claude (Nadia Tereszkiewicz, protagonista femminile anche dell'ultimo film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis Testa o croce?) suo grande amore di gioventù e ora moglie del suo migliore amico Pierre (Jérémy Lewin).
[Deux pianos: il regista Arnaud Desplechin durante la conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma]
Valentino Ciotoli
Lei ha dichiarato di essersi lasciato ispirare da diverse storie per la costruzione di Deux pianos e si intuisce quali siano le dinamiche che spingono Mathias a muoversi e quali invece fermino Claude: da dove nasce invece il personaggio di Pierre?
Perché sebbene sia poco presente in scena è un personaggio molto ben costruito, tratteggiato fin nei particolari: è un uomo che ama sua moglie, anche se probabilmente sua moglie ama un altro; è un genitore che sa di non essere il padre di suo figlio e poi ha questa squisita capacità, questa attitudine, di raccontare storie.
Può dirci di più sul suo ruolo?
Arnaud Desplechin
Prima di tutto, grazie mille per aver notato il personaggio di Pierre, che è interpretato magistralmente da Jérémy Lewin: tutti quelli che vedono il suo personaggio rimangono molto colpiti.
C'è la scena in cui Mathias e Pierre si rincontrano, quando lui sta uscendo di casa per andare a fare jogging - è bellissima quella scena - quando lui lo saluta dicendo "vado a fare la mia corsa", si ha veramente l'impressione che sappiamo che quella è l'ultima volta che lo vedremo.
Quindi grazie mille per aver ricordato questo personaggio.
E poi ci sono due cose che mi colpiscono molto del personaggio di Pierre e che si vedono all'inizio, quando c'è la scena dell'intimità della casa tra Pierre e Claude: come dicevi tu, Pierre è un narratore, racconta le storie, alcune fanno ridere, alcune fanno meno ridere, però sicuramente è un uomo che racconta tante storie e in questo mi ci ritrovo tantissimo, perché anch'io appunto racconto molte storie, a volte vengono bene, a volte non vengono così bene.
Proprio il fatto che lui racconti queste storie, conduce poi alla scena durante il suo funerale, quando Claude si mette a raccontare una storia.
E anche all'inizio, lui racconta che ha messo a dormire il figlio Simon raccontandogli una storia e poi, una volta che la babysitter è andata via, lui racconta una storia invece a sua moglie, e questo è un altro elemento molto bello della loro intimità.
Giulia Berillo
Uno dei temi centrali di Deux pianos è il rimpianto, le occasioni perse e mai vissute, sia in termini lavorativi che in termini amorosi.
Al contempo, però, nel film si dice che "il dolore è una perdita di tempo": come si può superare questa dicotomia?
Arnaud Desplechin
C'è una verità che è molto profonda, che si vede sia al Cinema che a teatro, ma soprattutto al Cinema, che la gioventù vince sulla vecchiaia e che la vita vince sulla morte. Non è una questione morale, è una questione meccanica.
Adesso per esempio noi stiamo parlando - io con la mia età e con quello che ho fatto finora - e sappiamo che un giorno io morirò e quindi non ci sarò più, però ci saranno tanti altri registi e registe che racconteranno delle storie e, ripeto, non è una questione di morale, ma di meccanica, è quello che succederà.
Sicuramente la vita è difficile da vivere, però, come si dice nel film "essere infelici è una perdita di tempo", è sempre meglio invece guardare il lato bello delle cose. Dato che però non sono tanto contento della mia risposta perché mi sembra un po' troppo complicata e arzigogolata, ti faccio un esempio molto semplice.
C'è la scena finale di A qualcuno piace caldo, in cui Jack Lemmon vestito da donna va vicino al miliardario e gli dice: "però io non posso avere figli" e lui gli risponde "non c'è problema" e alla fine si toglie la parrucca e dice "però io sono un uomo!" e lui risponde "nessuno è perfetto".
Quindi arriviamo alla catastrofe, ma è tutto formidabile.
[Deux pianos: Nadia Tereszkiewicz e François Civil in una scena del film]
Giulia Berillo
Dal punto di vista tecnico in Deux pianos ha deciso di usare molto la camera a mano, che si muove nervosa, come fosse lo specchio del tormento interiore dei suoi personaggi: può spiegarci la sua scelta stilistica?
Arnaud Desplechin
Poiché avevo l'impressione che la storia che stavo raccontando fosse una storia molto, molto classica, per evitare questa rigidità nella messa in scena, ho pensato appunto di sacrificare questa rigidità per dare spazio a quella che è la vita dei personaggi, ai sentimenti dei personaggi, e per farlo, ho pensato che l'ideale sarebbe stato che il direttore della fotografia fosse con la sua macchina da presa attaccato ai personaggi, proprio vicinissimo a loro.
Valentino Ciotoli
In Deux pianos abbiamo molti personaggi femminili che incarnano l'archetipo della madre: c'è la madre di Matthias, c'è Elena e c'è ovviamente Claude. Però ci sono molti pochi padri presenti, tranne forse Max che, in qualche modo, come amico, è anche un padre per Matthias: e allora il personaggio di Max che ruolo ha in questa storia?
Arnaud Desplechin
Sinceramente non so se il personaggio di Max potrebbe essere appunto una figura paterna, forse più un fratello, ma addirittura direi, forse la terza madre, la terza madre un po' folle di Matthias.
Per quanto riguarda la funzione paterna all'interno del film, come dicevi, ci sono tante figure di madre, ma poche figure di padre.
Io ho avuto modo di constatare, ma questo nella vita e non solo nel Cinema, che nessuno è un padre, nessuno nasce padre. Quello che fa di un uomo un padre è quando una donna gli dice: "tu sei il padre di questo bambino". Ecco, in quel momento si diventa padre.
Quando alla fine del film - ma questo è uno spoiler - quando alla fine del film Claude decide che il padre di Simon è Pierre, è fantastico!
È lei che decide che il padre è Pierre e quindi lui diventa il padre... e questa è una decisione in capo alla donna, che è meravigliosa.
[Intervista a cura di Giulia Berillo e Valentino Ciotoli]
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