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Hen - Recensione: meglio una gallina domani - Roma 2025

Diretto dal regista ungherese György Pálfi, la pellicola rilegge in chiave contemporanea la tragedia greca per interrogarsi su temi come il destino individuale e la responsabilità del singolo, con un'unica particolarità: la protagonista è una gallina 

Titolo originale: Kota
Genere: Drammatico 
Regia: György Pálfi
Sceneggiatura: György Pálfi, Zsófia Ruttkay
Cast: Ioannis Kokiasmenos, Maria Diakopanagioti, Argyris Pandazaras
Uscita Italia: TBA
Durata: 96 minuti
Paese: Germania, Grecia, Ungheria
Distribuzione Italia: TBA

Hen è il nuovo film del regista ungherese György Pálfi: presentato in concorso nella sezione Progressive Cinema della XX edizione della Festa del Cinema di Roma, nasce dalla carne, dal corpo e dalla sua lacerazione.

 

L’inquadratura iniziale è un dettaglio disturbante di una gallina che depone un uovo: un’immagine viscerale che inchioda sullo schermo la cruda oscenità della vita.

Con questa premessa simbolica Pálfi torna a interrogare la materia viva, riprendendo quel dialogo tra il grottesco e la commedia nera che aveva già segnato il suo Taxidermia, presentato a Cannes nel 2006.

 

Cosa succederebbe se fatte queste premesse, l’uomo non fosse il fulcro della storia, ma solo il suo filo conduttore?

Hen prende le mosse proprio da questa domanda, sviluppando la trama attraverso una stessa immagine proiettata su due dimensioni differenti: da un lato c’è la vita di una gallina, dall’altra quella di un uomo. Esistenze apparentemente lontane, ma in realtà interdipendenti, intrecciate da un legame invisibile che le rende inseparabili.

In Hen si alternano temi universali, narrati in maniera sorprendente - a mio avviso - in una pellicola che si nutre delle contaminazioni tra generi e stili.

 

Dalla lotta di classe all’autodeterminazione, dall’emancipazione di genere al razzismo, Hen costruisce un racconto che assume i toni di un thriller di avventura con venature crime e al centro di tutto, c’è una gallina.

 

 

[Hen: un primo piano della gallina protagonista]

 

Tutto inizia in un allevamento intensivo, quando da un uovo nasce un pulcino nero.

 

Nel mondo delle fiabe, il brutto anatroccolo e Calimero inseguono il sogno della loro rivalsa, ribellandosi allo stereotipo che li classifica secondo il loro aspetto.

In un non-luogo di produzione animale invece, il pollo nero è destinato a diventare nient'altro che un ottimo ingrediente per la zuppa serale.

 

Eppure la protagonista di Hen, ammassata in una cassa a guardare gli altri uccelli che inspiegabilmente volano fuori dalla finestra, ha un colpo di fortuna e riesce a evadere, rifiutando il suo destino sacrificale, ritrovandosi però a vagare in un mondo brutale che si regge sulla legge del più forte. 

 

In questa lotta per la sopravvivenza sembra quasi di sentire i pensieri degli animali che si inseguono sullo schermo, come nella scena in cui, persa in una stazione di servizio, la gallina viene braccata da una volpe in cerca di uno spuntino.

Nel tentativo di salvarsi la pennuta si getta nel traffico di una superstrada: è come rivedere una puntata de Le avventure del bosco piccolo, con un epilogo facile da immaginare.

 

In Hen, la gallina si muove furtiva e ciondolante, girando la testa a scatti e vagando incerta, come se cercasse di orientarsi in un mondo di fredda crudeltà che osserva ma non riesce a comprendere.

I suoi movimenti conferiscono alla pellicola un’atmosfera irresistibilmente comica e le situazioni in cui si ritrova si fanno inevitabilmente grottesche e divertenti.

 

Come quando davanti a un documentario in TV resta incantata dalla figura di un gigantesco T-Rex, riconoscendo forse in quella creatura di sei tonnellate, un’eco lontana di sé.

 

 

[Hen: le quattro galline bianche che la protagonista trova nel pollaio]

 

La svolta per la gallina arriva quando, stremata dalla fame, finisce nelle fauci di un cane giocherellone e molto poco delicato, che la porta dal suo padrone, il vecchio proprietario di una bettola in ristrutturazione.

 

Qui l'animale viene rinchiuso nuovamente dietro le sbarre di un pollaio, a fare i conti con la furiosa gelosia delle galline bianche e con le pressanti attenzioni di un vecchio gallo spelacchiato.

La tragedia è dietro l’angolo, perché dopo i continui stupri che regolano l’accoppiamento nel regno animale, la protagonista di Hen inizia a subire anche il quotidiano furto delle uova.

 

Come in una rurale avventura alla Mission Impossible, la gallina escogita un piano per la fuga dal pollaio/Alcatraz e scopre che il destino della sua adorata progenie è fare da colazione alla nipote del vecchio locandiere, succube di sua figlia e del genero malavitoso.

L’amore e l’ossessione per le sue uova spingono la pennuta a provarle tutte per salvarle, innescando una serie di conseguenze che oltre a stravolgere la vita dei personaggi umani, fanno virare leggermente la prospettiva della storia.

 

Se all’inizio di Hen, infatti, la protagonista è indubbiamente la gallina, dalla metà del secondo atto il focus si sposta e l’animale arretra sempre di più sullo sfondo, fino a diventare vittima e osservatrice marginale; un semplice pretesto per seguire la vicenda di gangster e trafficanti che si presentano nell’aia.

 

 

[Hen: il proprietario della locanda (Ioannis Kokiasmenos) con in braccio la gallina]

 

Per le riprese di Hen otto diverse galline hanno interpretato il ruolo della singola protagonista.

 

Nelle note di produzione, il regista ci tiene a ricordare i nomi di tutte le interpreti: Feri, Anett, Nóra, Eti, Szandi, Enci, Eszter e Enikő.

Tutte e otto le galline, insieme ai due galli sono stati preparati dall’addestratore di fama internazionale Árpád Halász, che vanta una vasta esperienza cinematografica in produzioni di spessore come Alien: Romulus, Midsommar, Povere creature! e Blade Runner 2024.

 

Un’attenzione non indifferente ma necessaria per un film che esplora strutture narrative originali e si definisce – in mia opinione – come un viaggio dell’eroe a metà tra il racconto di formazione e l'action contemporaneo.

Su questa base il regista ungherese Pálfi firma una messa in scena che alterna vivacità e spietatezza, disegnando in Hen un universo crudo che svela gradualmente agli occhi della protagonista animale la brutalità e la decadenza umana.

 

Eppure, mentre la parabola dell’uomo si consuma nella tragedia, alla favola della gallina è ancora concesso un inaspettato lieto fine.

___

 

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