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Testa o croce? - Recensione: scommesse, speranze e racconti

Recensione di Testa o croce?, il nuovo western di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis con Alessandro Borghi, Nadia Tereszkiewicz e John C. Reilly: la coppia di registi torna a raccontarci storie ambientate nell'Italia rurale con un western folk interpretato da grandi attori del Cinema mondiale 

Titolo originale: Testa o croce?
Genere: Western, Drammatico
Regia: Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis
Sceneggiatura: Rigo de Righi, Zoppis, Carlo Salsa
Cast: Alessandro Borghi, Nadia Tereszkiewicz, John C. Reilly, Peter Lanzani
Distribuzione: 01 Distribution
Uscita in Italia: 2 ottobre 2025
Durata: 116 minuti
Paese: Italia / USA
Festival: Un Certain Regard - Cannes 2025
Nota: dati tecnici aggiornati secondo il distributore.

 

Introduzione: la moneta, la speranza e il ritorno del western 

 

"Testa o croce?" 

Si tratta di una domanda che, come insegna l'ultima opera di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, contiene in sé la speranza: tutto ciò che conta, una volta che è stata pronunciata, sono i nostri desideri quando la moneta è in volo. 

 

Il lancio della moneta in questo caso riguarda le speranze sul ritorno del grande western italiano, un contenitore in cui possano confrontarsi e convergere con naturalezza divi nostrani, giganti americani e volti internazionali.

Allo stesso modo Testa o croce?, che tramuta la sua stessa essenza nel suo stesso titolo, contiene in sé anche il desiderio di affermazione di due eccellenti cantastorie italiani, capaci di fondere senza soluzione di continuità autorialità e racconto di genere: un progetto ambizioso e di interesse nazionale.

 

Non a caso, a concertare lo sforzo produttivo c'è stata anche Rai Cinema, che ne ha pure assunto la distribuzione attraverso 01 Distribution.

 

[Trailer ufficiale di Testa o croce?]

 

 

Dal mito alla storia: la sfida tra Buffalo Bill e i butteri italiani

 

In Testa o croce? però, tutto parte - prima ancora che dalla speranza - dal suo momento immediatamente precedente: la scommessa. 

 

Quella realmente disputatasi tra Buffalo Bill Cody e l'italiano Onorato Caetani.

I due avevano deciso di sfidarsi sul piano più congeniale a entrambi: una sfida tra domatori di cavalli, tra cowboy statunitensi e butteri italiani.

 

Nella sfida, tenutasi l'8 marzo 1890, a vincere nella grande sorpresa generale furono gli italiani capitanati da Augusto Imperiali, buttero della Casata Caetani. L'evento ebbe grande risalto anche sulla stampa italiana, tanto da finire su Il Manifesto del 10 marzo 1890 e da fare di Augustarello, così soprannominato, un autentico eroe cittadino nella sua Cisterna di Latina. 

Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis deformano il fatto storico, che nella tradizione popolare ha assunto quasi i contorni della leggenda, cambiando i nomi dei personaggi e gli sviluppi successivi alla sconfitta di Buffalo Bill: a sfidarlo, nella fictio narrativa, è stato il signorotto italiano Ercole Rupè.

 

Il suo intento era però quello di truccare la sfida scommettendo sulla sua sconfitta: l'ostinazione del buttero Santino, interpretato da un giocoso Alessandro Borghi, e la voglia di libertà della sua giovane moglie Rosa, una sempre più convincente Nadia Tereszkiewicz, impediranno ai suoi piani di concludersi, innescando la fuga dei due.

 

 

[John C. Reilly è un adorabile Buffalo Bill in Testa o croce?]

 

La reinvenzione del mito: autorialità, leggenda e finzione

 

Entra a questo punto della narrazione in gioco la speranza: quella di Rosa, che nonostante le sue umilissime origini sogna di essere libera e amare, ma anche quella, dapprima implicita, di Santino di diventare un eroe.

Anche all'ipotetico lancio di moneta tra Buffalo Bill ed Ercole Rupè seguono dunque con ineffabile naturalezza la scommessa e la speranza.

Ma forse, a ben vedere, anche la storia che ne segue è falsata, tanto quanto la scommessa originaria. 

 

A narrare l'intera storia al centro di Testa o croce? è infatti lo stesso Buffalo Bill, interpretato da un ottimo John C. Reilly, che la scrive per intero nel proprio diario, poi finito nelle mani di Rosa.

 

Attingendo da una storia vera, poi deformata dalla narrativa popolare e poi impressa nel diario della loro versione di Buffalo Bill, Rigo de Righi e Zoppis creano una sgangherata ma irresistibile messa in abisso nella quale i confini della realtà sfumano così come le regole della verosimiglianza.

 

 

[L'estetica di Testa o croce? è decisamente più paludosa di quella di un western classico] 

 

 

Regia, fotografia e identità visiva di Testa o croce?

 

Se in apertura di Testa o croce? la mente non può che correre al complesso Buffalo Bill e gli indiani di Robert Altman, per la rappresentazione controversa di un Bill Cody sempre più schiacciato dai conflitti e dalle contraddizioni del suo rapporto con i nativi americani e con la spettacolarizzazione della violenza, il film in seguito riabbraccia il gusto per il folklore e le storie di tradizione orale sempre mostrato dai due cineasti sin dai tempi de Il solengo e del successivo, a mio avviso magnifico, Re Granchio, di cui quest'opera ritrova gradualmente i tratti mitici. 

 

La sceneggiatura scritta dai due registi con Carlo Salsa, pur deviando sensibilmente sul piano delle suggestioni visive e narrative dal western classico, ne conserva la naturale tensione al viaggio e alcuni degli snodi naturali.

 

Il lavoro del sempre bravissimo Simone D'Arcangelo - autentico prodigio tra i giovani direttori della fotografia italiani, già capace di grandi collaborazioni internazionali come quella con Felipe Gálvez Haberle in Los Colonos - è sotto questo aspetto magistrale: la costruzione di un'estetica western coerente con le campagne e le alture italiane che pure lasci spiragli alle surreali invenzioni degli autori risulta perfettamente organica.

 

Testa o croce? sembra inoltre reintrodurre nel sistema produttivo italiano la capacità di attrarre grandi attori nostrani e statunitensi e un cast internazionale: una logica che Quentin Tarantino in C'era una volta a...Hollywood ha definito "da Torre di Babele", per la difficoltà di ricondurre il doppiaggio a un'unitarietà, ma che ha fatto grande il genere degli Spaghetti Western. 

 

In quest'ottica va sottolineata anche la prova di Peter Lanzani, nome ormai arcinoto del Cinema argentino, che si presta a un gustoso ruolo secondario esattamente come avrebbero fatto grandi attori come Klaus Kinski o Fernando Rey negli anni '60.

 

 

[In Testa o croce? la mano del DoP Simone D'Arcangelo è pienamente riconoscibile]

 

 

Il cast: Alessandro Borghi, Nadia Tereszkiewicz e John C. Reilly

 

Le interpretazioni degli attori sono tutte integralmente fondate sulla decostruzione della mascolinità di cui è solitamente intriso il genere di riferimento.

 

Alessandro Borghi ha dichiarato di aver interpretato un uomo stupido come fondamentalmente possono essere tutti i maschi in certe occasioni, ma è la commistione tra lo scarso acume e la bonomia del personaggio a rendere il suo Santino uno dei ruoli più interessanti della sua carriera.

 

Anche lo stesso Buffalo Bill, il rivoluzionario ribelle, Ercole Rupè e suo padre sono tutti personaggi monchi, a cui mancano le doti per cogliere la reale capacità di azione e pensiero della vera eroina dell'opera, Rosa, un personaggio che senz'altro farà sorridere gli appassionati del genere orfani di Claudia Cardinale e della sua eccezionale Jill McBain di C'era una volta il West, un ruolo a cui corrono le menti di tutti coloro i quali si imbattano in una donna capace di determinare le sorti di un racconto western.

 

Come potrà senz'altro apparirvi evidente Testa o croce? tenta di condensare tantissime ambizioni in un'unica operazione. Un intento complesso, perseguito con ostinazione, malgrado le ovvie difficoltà che lo caratterizzano.

 

 

[Testa o croce? non è privo di svolte romantiche, tra le mille direttrici del suo percorso]

 

 

Testa o croce? e la rinascita del western italiano

 

Testa o croce? risponde, in definitiva e una volta per tutte, a una domanda sin troppo in voga nella critica italiana: è possibile fare un western del tutto nostrano, plasmato dal nostro territorio e che muove dalle nostre vicende storiche?

 

La risposta, com'è ovvio che sia, è pienamente affermativa.

La scommessa è stata dunque vinta, grazie a due autori che non hanno paura di confrontarsi con i generi facendoli propri e rendendoli vicini agli spettatori italiani.

 

Che sia nata davvero una nuova tendenza nel nostro Cinema?

___ 

 

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