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Una sconosciuta a Tunisi è un film sulla rinascita di una donna che prova a scoprirsi e a reinventarsi nella società tunisina contemporanea: presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 81 successivamente è stato mostrato al Biografilm Festival 2025.
Aya (Fatma Sfar) vive in un paesino della Tunisia e per sostenere economicamente sua madre e suo padre fa la domestica in un hotel.
Conduce una vita costellata di insoddisfazioni: un lavoro che non sopporta e la frequentazione con un uomo sposato che, nonostante dica di amarla, non ha intenzione di lasciare la moglie.
Un giorno arriva l’occasione che sembra cambiarle la vita: un incidente in strada in cui lei è l’unica sopravvissuta.
A causa di uno scambio di persona tutti nel suo paese la credono morta e Aya ha la possibilità di cominciare una nuova vita senza che nessuno venga a cercarla.
[Il trailer di Una sconosciuta a Tunisi]
Trasferitasi a Tunisi capirà ben presto che la favola che si era immaginata ha purtroppo le fattezze di un incubo: si scontrerà con uomini che vogliono possederla, istituzioni corrotte e un egoismo dilagante che la porterà a sentirsi profondamente sola nella grande città.
Una sconosciuta a Tunisi è un film che si muove su varie strade e si apre su più livelli, caratteristica che sicuramente lo connota di varie sfaccettature ma, allo stesso tempo, può renderlo poco centrato.
Quello che realizza Barsaoui è un viaggio che a tratti sembra non finire mai.
Tanti personaggi, tante situazioni, tante prove per una protagonista che sicuramente ne esce particolarmente caratterizzata, ma forse un po’ persa tra i vari percorsi. Senso di giustizia, sessismo, oppressione femminile si incontrano e scontrano in un film che porta con sé varie contaminazioni di genere, che però non riesce a mantenere alto il livello di tensione su tutti gli strati della narrazione.
Dall’altro canto, quello che è certo è che Una sconosciuta a Tunisi dimostra di possedere la capacità di rinnovarsi continuamente; nel momento in cui lo spettatore crede di aver trovato una direzione Barsaoui lo porta su un’altra e poi su un’altra ancora, accompagnandolo per mano nell’interiorità di Aya, con tutte le sue bellezze e contraddizioni.
[Una scena di Una sconosciuta a Tunisi]
Con Una sconosciuta a Tunisi il regista riesce abilmente a portare sullo schermo uno spaccato della società tunisina odierna, a tratti in maniera crudele senza risparmiare nessuno, né le istituzioni, né i suoi abitanti.
Forse alla fine le vicende di Aya appaiono come un pretesto per raccontare qualcosa di più grande, una storia che universalmente avrebbe potuto essere ambientata in Tunisia come in tante altre parti del mondo.
Una storia che sa di oppressione, di donne che non vengono ascoltate e che, stanche di essere relegate in un angolo, non aderiscono più al piccolo posto in cui sono costrette a stare e insorgono pretendendone uno più grande che possa contenere tutte le loro voci.
Mentre Aya cerca di ricostruire la propria identità lontana dalle influenze con cui è cresciuta, compie un forte cammino di emancipazione che parla di lei ma potrebbe parlare di molte altre donne; la protagonista sceglie di non vivere più come la ragazza rassicurante che i suoi genitori hanno cresciuto e comincia a fare rumore.
Un rumore seccante per gli uomini che incontra sul suo cammino, un rumore scomodo per le istituzioni che vogliono contenerla, un rumore distruttivo per i genitori che tentano di controllarla.
Alla fine ciò che ci insegna Una sconosciuta a Tunisi è che forse l’unica strada percorribile è proprio quella della distruzione: rompere, urlare, piangere e lasciare andare le catene di una vita stretta che Aya sente non rappresentarla più.
Aya muore per vivere, cade per rinascere, si cerca affannosamente e noi, insieme a lei, proviamo a trovarla.
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