Articoli

#articoli
All'annuncio del live action di Dragon Trainer è venuto spontaneo chiedersi: basta davvero l'entusiasmo nostalgico a creare un buon film?
Forse è questa la domanda che muove tantissime pellicole degli ultimi tempi.
I live action stanno spuntando come margherite, un fatto che a molti fa dire che non ci sono più idee, ad altri che ormai alle major piace “vincere facile”.
È chiaro che quando si decide di trasporre una storia che è già stata amata, forse si cerca davvero di cavalcare l'onda, ma se la storia viene trasposta in chiave diversa, si rischia anche di deludere.
[Il trailer di Dragon Trainer]
È il caso di tanti remake live action degli ultimi anni (Disney: parlo con te) e quando è uscito Dragon Trainer la preoccupazione di molti – anche la mia – era di vedere l'ennesimo remake inutile.
Eppure, con il film finalmente nelle sale, una cosa è certa: Dragon Trainer è una delle trasposizioni più fedeli, emotivamente coinvolgenti e visivamente spettacolari che siano state prodotte in questa nuova ondata di rivisitazioni.
Sarà che la regia è affidata a Dean DeBlois, lo stesso autore della trilogia animata, sarà che la stessa trama di Dragon Trainer è molto basilare – in senso positivo – ma la fedeltà di questo live action è tale da sembrare maniacale.
Per chi conosce molto bene il primo film sarà stato quasi fastidioso sapere già a memoria i dialoghi: ogni scena, inquadratura e dinamica narrativa segue con una precisione incredibile il film del 2010.
Già dalla scelta del cast, primo fra tutti Hiccup (interpretato da Mason Thames), si era visto il desiderio di rimanere molto fedeli al film d'animazione. Ciò non significa che Dragon Trainer non aggiunga nulla al suo predecessore, se non una trasposizione fatta con grande rispetto, tuttavia è bene riconoscere che l'eccessiva fedeltà forse ne costituisce un po' un limite.
Questo pensiero mi ha fatto riflettere: se il live action è diverso dall'originale ci si lamenta perché è diverso, se è uguale ci si lamenta perché è uguale: di base, non si possono muovere critiche al film.
[Mason Thames è Hiccup in Dragon Trainer]
Innanzitutto perché questa versione di Dragon Trainer non è statica e “di plastica” come molte produzioni in CGI.
Al contrario, l'ambientazione è fiabesca ma allo stesso tempo accurata “storicamente” e riprende molto dell'immaginario vichingo; le scene di volo e gli effetti speciali sono incredibili; Sdentato, il personaggio forse più bello della saga, nonostante non sia animato ha una vitalità enorme, specie nello sguardo.
Dragon Trainer non ha fatto solamente un drago “figo”, ma un drago che emoziona soprattutto nelle scene di volo, che provocano incredibile adrenalina nello spettatore grazie ai paesaggi realistici e alle inquadrature dinamiche, unite alla colonna sonora.
L'anima del film si mantiene soprattutto nella morale centrale: Dragon Trainer è una storia che piace perché è vera, calibrata benissimo tra il classico viaggio dell'eroe e i momenti comici e teneri, tra l'avventura e la crescita.
Un ragazzo outsider e reietto deve superare delle prove per essere qualcuno: per riuscire nell'impresa deve conoscere un altro “diverso”, un altro reietto, abbracciarne le fragilità e capirne la meraviglia.
Un po' come Il giovane Holden, però coi draghi, quindi più figo.
Con un film che prende tutto questo dal suo originale e lo mette in carne e ossa è impossibile non essere contenti, ma allora cosa manca?
Probabilmente, visto il grande rispetto per l'originale, si poteva comunque osare di più e approfittarne per approfondire meglio qualcosa che non si era detto.
La scelta della fedeltà a ogni costo ha avuto il risultato di smorzare l'energia del racconto: se da un lato questo garantisce che i fan non tirino fuori i forconi, dall’altro lascia poco spazio alla suspense e all'innovazione.
Un'opera così ben oliata credo potesse permettersi di approfondire qualcosa senza snaturarla.
Questo nuovo Dragon Trainer ha infatti il pregio enorme di essere coerente e fedele al messaggio.
È questo il problema di alcuni live action: non tanto le innovazioni che portano, ma la scarsità di coerenza e anima della storia, che sembrano non avere; difetto che a mio avviso ha avuto anche l'ultimo film della trilogia di animazione di Dragon Trainer.
Questo live action, invece, non tenta quasi mai di offrire nuove chiavi di lettura o variazioni che pure, vista la natura coerente che ha, avrebbe potuto operare, eppure ci ha minimamente tentato: aggiunge l’idea di diversità anche al contesto del villaggio, calca un po’ di più la mano sull’idea di convivenza, ma sembra non voler osare più di tanto a riguardo.
Forse vuole essere davvero una risposta alla concorrenza, per dire che il binario su cui si muovono i live action DreamWorks è un altro, quello di dare al pubblico esattamente ciò che vuole; mai come stavolta Oscar Wilde aveva ragione a dire che ci sono due tragedie al mondo: una è non ottenere quello che si vuole, l’altra è ottenerlo.
Il film è uno spettacolo imperdibile, visivamente e anche emotivamente, ma gioca troppo “in difesa”.
Abbiamo avuto esattamente quello che volevamo: il live action di Dragon Trainer è identico all'originale animato, però... manca qualcosa.
___
CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!
Articoli
Articoli
Articoli