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Volveréis - Recensione: la magia del Cinema nel quotidiano

Per la prima volta arriva al cinema in Italia un film di Jonás Trueba: Volveréis è la sua ultima, giocosa commedia sull'amore e sulla Settima Arte

Malgrado sia il settimo lungometraggio della carriera di Jonás Trueba Volveréis è un film che ha il sapore delle prime volte. 

 

Si tratta infatti della sua prima opera in grado di ottenere una vasta distribuzione su base europea, grazie alla vittoria del premio Europa Cinema Label allla Quinzaine des Cinéastes dell'edizione 2024 del Festival di Cannes. 

 

Scritto dallo stesso Trueba assieme ai protagonisti Itsaso Arana e Vito Sanz, prodotto dalla sua Los Ilusos Films con la francese Les Films du Worso e distribuito in Italia da Wanted, Volveréis rappresenta dunque una sorta di debutto dinnanzi a un pubblico più ampio per un autore che - già da almeno cinque anni - è uno dei segreti nascosti in bella vista del Cinema europeo, essendo stato inserito per ben tre volte dai Cahiers du Cinéma nelle proprie Top 10 di fine anno tra il 2020 e il 2024. 

 

[Il trailer di Volveréis]

 

 

L'assunto alla base di Volveréis è tanto semplice quanto insolito: dopo quindici anni insieme Ale e Alex, rispettivamente regista e attore, decidono di dare una festa per la loro separazione nel giorno dell'equinozio d'autunno, il 22 settembre.

 

A ispirarli è stata la filosofia di vita del padre di Ale, secondo cui sarebbero le separazioni i momenti della da celebrare realmente. La coppia decide così di affrontare i preparativi per questa bizzarra festa proseguendo nella convivenza e nella routine condivisa. 

La separazione si fa strada nel quotidiano dei protagonisti, diventando un argomento ricorrente dei loro incontri e conversazioni.

 

"Sì, ma stiamo bene" dicono a tutti coloro che, ascoltando la notizia, restano increduli e cercano di farli desistere.

 

Volveréis in prima istanza si presenta come una commedia borghese sulla centralità del concetto di coppia all'interno della società. Il primo ostacolo per la realizzazione dell'ultimo progetto dei due artisti diventa quindi il giudizio della loro cerchia sociale. 

Pur non essendo costretti a fronteggiare - come per esempio avviene ai protagonisti di Una separazione di Asghar Farhadi - le leggi e gli obblighi religiosi di uno Stato assolutamente contrario allo scioglimento del matrimonio, Ale e Alex si trovano dinnanzi a una società incapace di fronteggiare la dissoluzione della coppia.

 

Poi, però, su questo già intrigante impianto, si innesta la magia del Cinema e l'amore per lo stesso di Jonás Trueba.

 

 

[In Volveréis si rinnova il sodalizio artistico tra Trueba, Itsaso Arana e Vito Sanz]

 

Quando lo spettatore entra in contatto con le professioni di Ale e Alex Volveréis comincia a evolvere: la loro visione del Cinema ne influenza la vita.

 

Ale incontra Francesco Carril (altro frequente collaboratore di Trueba) sul set di Dieci capodanni, splendida serie di un altro grande esponente del Cinema spagnolo contemporaneo come Rodrigo Sorogoyen, e a quel punto l'opera mostra tutte le proprie sfumature: Volveréis diventa così uno spazio di dialogo tra il profilmico e la realtà.

 

Durante la conversazione tra Carril e il personaggio interpretato da Itsaso Arana vengono introdotti alcuni dei temi portanti della pellicola: ad esempio si palesa la presenza di Ingmar Bergman come uno dei numi tutelari dell'opera. 

I due personaggi ironicamente leggono il proprio futuro attraverso dei tarocchi ispirati al lavoro del Maestro svedese. 

 

Un prop che sembra quasi provenire da Sull'Isola di Bergman, film del 2021 di Mia Hansen-Løve con cui Volveréis ha più di un punto in comune: la professione dei protagonisti, un rapporto sempre più sfumato tra la vita degli artisti e le loro opere, un'attenzione marcata sulla crisi di coppia. D'altronde chiunque scelga di portare su schermo lo sgretolamento del rapporto di coppia non può che essere debitore di Bergman. 

I due amanti in procinto di separarsi litigano esponendo le proprie prospettive su 10 di Blake Edwards, il film che la coppia ha scelto per passare una tranquilla serata a casa: dal litigio sembrano emergere due posizioni agli antipodi su società, matrimonio e Cinema. 

 

Una normalissima discussione di coppia, esacerbata da una verve cinefila che tutti gli amanti della Settima Arte troveranno tanto ridicola quanto plausibile.

 

 

[E se la festa di separazione di Volveréis fosse la festa di fine produzione del film girato da Ale?]

 

 

I due arrivano anche a chiedersi se sarà possibile procedere nel sodalizio artistico che li lega, una volta conclusa la loro unione amorosa: Ale sta infatti ultimando il montaggio del suo ultimo film, di cui Alex è protagonista. 

 

Lo stesso Alex, a un certo punto, sembra contribuire a diradare la linea di demarcazione metacinematografica dell'opera, chiedendo ad Ale di registrare un provino per un ruolo in un film che sembra parlare proprio della crisi di una coppia. 

Insomma: ogni volta che il Cinema sfiora le vite dei protagonisti, Volveréis sembra scosso da una vibrazione vitale.

Anche la tecnica di scrittura dell'opera, che l'autore ha firmato assieme agli attori protagonisti - un po' come fatto da Richard Linklater con Julie Delpy e Ethan Hawke in Before Sunset e Before Midnight - suggerisce una contaminazione reciproca e costante tra Cinema e finzione. 

 

Giocando con la sceneggiatura, le inquadrature e il montaggio Trueba suggerisce agli spettatori di star assistendo alla fase di ultimazione dell'opera sulla separazione tra Ale e Alex.

La stessa che la regista sta montando all'interno del film. 

 

Che Volveréis sia in realtà il titolo del film nel film?  Che la regista Ale sia in qualche modo un alter ego di Trueba?

 

Un indizio a tal riguardo è nascosto all'interno del film: il ruolo di suo padre, l'uomo i cui ideali hanno ispirato la festa di separazione, è interpretato da Fernando Trueba, padre di Jonás e autentico gigante del Cinema mondiale. 

 

[Volveréis è anche il titolo della canzone con cui si apre l'opera]

 

 

Secondo il mio parere la grandezza di Volveréis non risiede soltanto nella leggerezza e nella lucidità con cui tratta i temi sociali e cinematografici racchiusi al suo interno: la bellezza dell'opera risiede nella sua stratificazione. 

 

Volveréis è in realtà la storia di una coppia che decide di celebrare la fine di un rapporto, salvo tornare ad amarsi con maggiore intensità a ogni passo del percorso che li avrebbe avvicinati alla data tanto attesa.

L'equinozio d'autunno che simboleggia la fine di un anno, anche nella canzone con cui si apre il film, è in realtà la perfetta occasione per celebrare la gioiosa ripetizione dei gesti amorosi che legano la coppia protagonista. 

"Una storia d'amore quasi classica", come suggerisce il sottotitolo italiano del film, che sembra risbocciare nel ricordo e nella quotidianità. Non a caso una presenza prominente nel film è quella de La ripetizione, opera del filosofo Søren Kierkegaard in cui viene teorizzato che "L'unico amore felice è quello del ricordo"

 

La ripetitività, come ricorda a un certo punto anche Ale parlando della sua versione di Volveréis, è d'altronde la scommessa su cui si fonda il film.

  

 

[In Volveréis Itsaso Arana si conferma autentica musa per il Cinema di Jonás Trueba]

 

 

Come avveniva anche in The August Virgin - l'opera fino a questo punto più apprezzata della filmografia di Trueba - in questo contesto è Itsaso Arana a piegare gli eventi dell'opera alla propria volontà, diventando l'anello di congiunzione tra la magia del Cinema e la realtà. 

 

Nel suo caso è più che adatto usare un termine desunto dalla classicità: l'attrice spagnola è la perfetta musa per il Cinema di Jonás Trueba, il suo lavoro è al contempo ispirazione, motore drammaturgico e trascendenza. 

 

Siamo sicuri che la loro unione artistica continuerà a produrre gemme come Volveréis, traportando ancora la magia del Cinema nel quotidiano.

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