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Die My Love è l’ultimo film di Lynne Ramsay in concorso al Festival di Cannes 2025, con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson a fare coppia e in ruoli minori Sissy Spacek, LaKeith Stanfield e Nick Nolte.
Adattamento del romanzo omonimo di Ariana Harwicz, Die My Love è una sinfonia disturbante e feroce sulla maternità, l’alienazione e la furia di esistere, un'esperienza cinematografica che coinvolge i sensi in profondità e mescola la realtà, il delirio e la depressione post-partum.
Una prova di forza che mette al centro un’interpretazione monumentale di Jennifer Lawrence.
[Clip ufficiale di Die My Love, in concorso al 78° Festival di Cannes]
Lontana anni luce dai ruoli più mainstream e molto vicina invece a quello aronofskyano di madre!, Lawrence interpreta Grace, una giovane madre trasferitasi dalla città alla campagna statunitense assieme al compagno Jackson (Robert Pattinson), in cerca di una vita più tranquilla.
La loro relazione è inizialmente appassionata, carnale, animalesca - non sono poche le scene in cui Lawrence si muove letteralmente gattonando - ma dopo la nascita di un figlio la solitudine, la stanchezza e la depressione iniziano a scalfire la superficie.
Ramsay non racconta questa discesa nella follia con le parole, ma con i sensi: la regista è nota per opere spietate come ...e allora parliamo di Kevin e qui conferma ancora una volta di essere un'autrice che non fa sconti: Die My Love spinge sull’acceleratore dell'intensità visiva e soprattutto sonora, con il sound design che diventa un elemento chiave del film.
Il ronzio incessante delle mosche, i latrati logoranti di un cane, il rombo pesante di una moto che attraversa il bosco: ogni rumore diventa un'eco dell’instabilità mentale di Grace e il mix sonoro è gestito in modo da avere i rumori e i suoni spesso allo stesso livello dei dialoghi, se non addirittura a volte a coprirli.
Il sound design di Die My Love è una vera e propria colonna vertebrale emotiva: dissonante, invasivo, quasi punk nel modo in cui aggredisce lo spettatore e lo costringe a condividere il caos interiore della protagonista; la colonna sonora a tratti volutamente assordante e fastidiosa riflette l’angoscia che pervade ogni angolo della casa e ogni pensiero della protagonista, che non riesce ad avere un momento di stasi, di pace, di libertà.
La regia di Lynne Ramsay è fisica, sensuale e istintiva: il formato 4:3 del film stringe lo spazio visivo come una trappola e molte volte racchiude i personaggi all'interno di ulteriori confini, che siano gli stipiti di una porta o gli infissi di una finestra, mentre la fotografia di Seamus McGarvey esalta i contrasti tra gli interni opprimenti e gli spazi aperti, che però non offrono comunque alcuna via di fuga.
Gli esterni diventano solo lo specchio di una mente che si perde senza punti di riferimento, mentre l’onnipresenza della natura - il bosco, gli insetti, il fango, l'erba - rafforza la componente istintuale e animalesca del film.
La casa in cui la coppia si trasferisce, appartenuta a un parente morto suicida, si trasforma in fretta da rifugio a prigione emotiva e Ramsay e McGarvey filmano ogni stanza con occhio claustrofobico, dove ogni angolo è intriso di tensione.
[Jennifer Lawrence regala un'interpretazione tra le più intense della sua carriera in Die My Love]
Die My Love non segue una struttura narrativa tradizionale: è più un flusso interiore, una lunga discesa nella psiche di Grace dove sogni, incubi e desideri si sovrappongono senza soluzione di continuità.
Jennifer Lawrence si spoglia - metaforicamente e letteralmente - di ogni protezione attoriale: la sua Grace è una donna che si muove a quattro zampe, che ringhia, che si spezza e poi si ricompone, che si sporca, si danneggia, si distrugge senza mai diventare una caricatura.
È una madre che non riesce ad amare nel modo in cui dovrebbe e che per questo si odia, è una donna viva e bruciante che con ogni fibra del suo corpo si ribella all’idea che il suo ruolo debba essere quello della moglie silenziosa o della madre devota e che non ci sia spazio per nient'altro.
Robert Pattinson offre un contraltare misurato e malinconico alla furia di Lawrence: il suo Jackson non è un antagonista, bensì un uomo inerme, che guarda la realtà sgretolarsi intorno a lui senza sapere come intervenire: l'attore riesce bene a mio avviso a trasmettere l’ambiguità di un marito presente solo a intermittenza, incapace di capire davvero la sofferenza della moglie.
Il suo amore sembra essere autentico, ma forse non basta: mentre Jackson cerca disperatamente di salvare la donna di cui è innamorato Die My Love ci mostra quanto possa essere tragica l’impotenza di chi ama senza comprendere davvero.
Con Die My Love Lynne Ramsay firma un’opera d’arte totale, una vertigine sensoriale e umana che non chiede permesso né perdono, un film che non è semplice e non vuole esserlo.
Un film che vuole raccontare un disturbo e lo fa nella maniera più viscerale possibile, frammentadosi ed esasperando il pubblico, coinvolgendolo a empatizzare con una figura femminile che praticamente non si era mai vista prima sullo schermo rappresentata così.
[Jennifer Lawrence e Robert Pattinson in una scena di Die My Love]
Die My Love non offre risposte né redenzioni, non suggerisce soluzioni ma grida un dato di fatto impossibile da evitare: è un’immersione completa in una crisi esistenziale che parla al corpo prima che alla mente.
Un film che molto probabilmente dividerà il pubblico, ma che ha il coraggio di spingersi oltre i limiti del racconto tradizionale per esplorare le profondità dell’identità femminile, del desiderio e della malattia mentale.
Così come l'assalto al corpo di Jennifer Lawrence in madre! poteva creare un parallelo con la brutta pagina del "Fappening" che la vide purtroppo protagonista, il fatto che Lawrence sia diventata madre poco prima delle riprese di Die My Love potrebbe essere stato determinante nel coinvolgimento dell'attrice e nel suo lavoro sul personaggio: in ogni caso sono convinto che la prossima stagione dei premi la vedrà tra le protagoniste.
Personalmente credo che Die My Love sia uno dei ritratti più crudi e autentici della maternità mai visti al cinema, qualcosa che un uomo come me può solo provare a comprendere, ma che il pubblico femminile senza dubbio vivrà in maniera più profonda.
Se chi legge queste righe è mamma, sappia che dovrà andare in sala preparata a vivere una delle esperienze cinematografiche più intense che possa immaginare.
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