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Salvate Sad Hill e il potere del Cinema

Alla (ri)scoperta di una iconica location.

Estate 1966: Sergio Leone e la sua troupe si trovano nella Spagna settentrionale per le riprese del film Il buono, il brutto, il cattivo.

Nei deserti territori spagnoli sono costruite le varie scenografie del film; fra tutte, spicca il cimitero di Sad Hill, dove si svolge il mitico triello finale.      

 

Dopo la realizzazione della pellicola, Sad Hill - che negli anni sarebbe divenuta una location iconica per la storia del cinema - venne abbandonato a se stesso; letteralmente sepolto dalla natura, l’arena e le tombe scomparvero a causa dell’incuria umana.

 

Fino all’ottobre 2015, quando un gruppo di fan del film, armati di pale e picconi, decisero di restaurare il cimitero, riportandolo all’antico splendore per la gioia di tutti i cinefili.    

 

 

 


Nei mesi che seguirono, persone provenienti da tutta Europa ritrovarono sotto la vegetazione il pavimento originale dell’arena circolare, ricostruirono il muricciolo che ne delimitava il perimetro e le file concentriche di tombe che vi erano attorno: tombe fittizie, sulle cui croci si possono leggere i nome di persone che lavorarono al film (come Eli Wallach, deceduto nel 2014), di altri che sono in qualche modo legati al capolavoro di Leone (come i Metallica: infatti, da oltre trent'anni, la rock band statunitense utilizza L'estasi dell'oro come introduzione ai loro concerti), oppure di coloro che hanno supportato, fisicamente o economicamente, la fondazione che si è occupata di restituire la vita al cimitero.

 

Per chiudere in bellezza, nel luglio 2016, nel cimitero di Sad Hill,  è stato proiettato davanti a migliaia di persone Il buono, il brutto, il cattivo, preceduto da messaggi di saluti di celebrità come Ennio Morricone e Clint Eastwood.    

 

 

 

 


La storia di Sad Hill, della sua costruzione per le riprese del film e del recente restauro, è raccontata in Salvate Sad Hill, documentario disponibile su Netflix: tramite interviste ai membri dell’Asociacion Cultural Sad Hill, a collaboratori di Leone, testimoni di quella grande avventura che ebbe luogo nel 1966, e registi e critici cinematografici (più James Hetfield, frontman dei Metallica), si mostrano le varie fasi attraverso cui è passato il restauro e si ricorda la produzione del film, con aneddoti e foto d’archivio.  

 

Così, lo spettatore viene informato del massiccio aiuto che l’esercito franchista diede a Leone: un migliaio di soldati impiegati nell'edificazione dei set o come comparse nelle sequenze di guerra; la vicenda del ponte di Langstone, fatto esplodere non una ma ben due volte (la prima a causa di un banale fraintendimento); numerose foto di scena, che testimoniano l’attenzione di Leone per i particolari e la piacevole atmosfera vissuta dalla troupe nel corso delle riprese.      

 

 

 

 

Salvate Sad Hill, però, si propone anche come una riflessione sull’arte: perché un gruppo di persone dovrebbe spendere tempo e denaro per ripristinare una location cinematografica?

Gli stessi membri della fondazione ammettono di essere stati dei folli, ma troppo ghiotta era l’occasione di entrare in contatto con la Storia, di passeggiare attraverso quelle tombe, per giungere all’arena il cui pavimento era stato calpestato, cinquant’anni prima, da famose star del cinema.      

 

C’è chi adora la sindone, chi adora il poncho di Clint Eastwood: l’arte può essere, in certi casi, un surrogato della religione.

 

Sicuramente è una traccia del nostro passaggio sulla terra, un modo per abbracciare l'eternità e una manifestazione del profondo sentire umano, che arriva a smuovere le nostre coscienze ed emozionare i nostri animi.  

 

 

 


Infine, una breve considerazione sul triello: in sceneggiatura, poche parole erano dedicate a quel momento; Leone le prese e le trasformò in una sequenza di diversi minuti, resa leggendaria dal montaggio serrato e dalla musica di Morricone, che si fonde in maniera pressoché perfetta con le immagini.

 

Come ebbe a dire Lee Van Cleef:

"Fece durare quella scena, quanto? Cinque minuti?

Tutto quello che facciamo è stare in piedi lì e guardarci l'un l'altro all'interno di questo grande cerchio, con la musica della colonna sonora sparata a tutto volume.

 

È una delle scene più impressionanti che abbia mai visto, per non dire di quelle in cui sono stato coinvolto"

 

 

 



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3 commenti

Antonio Petta

4 anni fa

Concordo assolutamente

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Marco Batelli

5 anni fa

Posso solo aggiungere che, mentre vedevo il documentario, ho capito che la mia religione è proprio il cinema. 😉

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Donca

5 anni fa

Concordo pienamente!

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