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Francesco Pannofino al Pesaro Film Festival 2024: il ritorno di Forrest Gump

Il celebre doppiatore di Forrest Gump è stato ospite alla 60ª edizione del Pesaro Film Festival in onore del trentesimo anniversario del film diretto da Robert Zemeckis 

Attore, doppiatore, conduttore radio: una carriera indubiamente poliedrica quella di Francesco Pannofino, conosciuto dai più affezionati per aver ricoperto il ruolo di René Ferretti in Boris

 

Durante la 60ª edizione del Pesaro Film Festival Pannofino si è però presentato in tutt'altra veste: quella del Forrest Gump italiano. 

 

È infatti di Francesco Pannofino la voce italiana di Tom Hanks nel film cult firmato Robert Zemeckis, e quale miglior occasione se non il 30° anniversario dell'uscita del film nelle sale per offrirci di sbirciare dietro le quinte della sua carriera da doppiatore? 

 

 

[Francesco Pannofino: attore, doppiatore e conduttore radiofonico]

 

 

Lei è attore, doppiatore, speaker radiofonico e molto altro.

Qual è, fra queste attività, quella che ritiene essere più impegnativa? 

 

Francesco Pannofino:

"Il doppiaggio è forse l’attività più difficile che svolgo: questo perché quando sei attore di Cinema o di teatro, hai modo di prepararti per diversi mesi.

Il doppiaggio richiede invece di essere più svelti e capire tutto al volo. 

In entrambi i casi, che si parli di recitare o doppiare, è permesso sbagliare: la differenza è che quando sei doppiatore non ti è permesso sbagliare troppo, altrimenti non vieni più chiamato." 

 

Ci racconti della sua esperienza di doppiaggio con Forrest Gump.

 

Francesco Pannofino:

"Quando interpretai Forrest Gump avevo 35 anni e già facevo l’attore.

In quell'anno però (1994) vinsi due provini importanti: quello di Forrest Gump e quello per il film dei Flintstones prodotto da Steven Spielberg, in cui ho dato voce al personaggio di Fred. 

Nel giro di due mesi feci entrambi, quindi fu un anno magico per me."

 

A questo proposito, lei ha spesso affermato che quello di Forrest Gump fu uno dei doppiaggi più complessi a cui abbia preso parte. 

 

Francesco Pannofino:

"Sì, perché Forrest Gump, nella versione originale, vedeva un Tom Hanks utilizzare un forte accento dell’Alabama, quindi una forte inflessione del sud degli Stati Uniti che a livello di accento tende quasi al brasiliano.  

In italiano era difficile portare questo tipo di inflessione e non era certo possibile regionalizzare l’accento del personaggio. 

La soluzione fu quindi quella di far parlare Forrest con una voce un po’ più trascinata e per certi versi difficoltosa. 

Ai tempi Tom Hanks veniva sempre doppiato da Roberto Chevalier; questa volta, però, serviva una voce diversa, ed è per questo che mi proposero il provino. 


Quando venni scelto mi venne detto “Tu non sei quello giusto, ma sei quello che si è avvicinato di più”: per doppiarlo ci misi un mese, l’intero mese di luglio del 1994." 

 

 

[Francesco Pannofino è la voce italiana di Forrest Gump nell'omonimo film]

 

 

Oltre a Forrest Gump lei ha dato la voce a moltissimi attori e personaggi: come cambia Francesco Pannofino in relazione ai personaggi che doppia?

 

Francesco Pannofino:

"Personalmente cerco di adeguarmi il più possibile ai personaggi che doppio e di essere fedele all’interpretazione del collega a cui presto la voce, ma allo stesso tempo cerco anche di imparare qualcosa dagli attori che doppio. 

George Clooney, per esempio, è un genio della commedia, riesce sempre a trasformarsi da bell’uomo a uomo che riesce a far ridere. 

Denzel Washington invece è un grande attore che recita con gli occhi: lo guardi e sai già che cosa sta pensando.  

 

Devo dire che il doppiaggio mi ha permesso di carpire tecniche attoriali di attori che doppiavo, per poi portarle sullo schermo nel momento in cui mi sono trovato a ricoprire in prima persona il ruolo di attore. 

D’altra parte, come si dice in Boris: "il mediocre copia, il genio RUBA!" 

 

 

[Francesco Pannofino è René Ferretti nella serie TV Boris]

 

 

Oggi pare che con l’intelligenza artificiale sia possibile scrivere in pochi secondi una sceneggiatura, che cliccando un semplice tasto si possa utilizzare la voce di chiunque per dire qualunque cosa; ricordiamo il caso di Jennifer Lawrence, che si è ritrovata a sentire la sua voce intenta a sponsorizzare un prodotto senza il suo consenso.

 

Lei pensa che l'intelligenza artificiale possa recare danno al mondo dell'arte e del doppiaggio in particolare?

 

Francesco Pannofino:

"Dove è finita la creatività, l’intuito, il guizzo?

L’arte non deve poter essere programmata ma deve essere frutto della mente umana. La creatività non può né deve essere fermata.

Personalmente non penso che l’arte finisca con l'intelligenza artificiale, sarebbe un disastro per tutti." 

 

Oltre all'intelligenza artificiale c'è un'altra tendenza che sta spopolando: quella di inserire nel mondo del doppiaggio personaggi famosi che non si sono mai occupati di questa professione, i cosiddetti "talent". 

 

Francesco Pannofino:

"Questa è una semplice legge del mercato: adesso non si guarda più quanti film hai doppiato, ma quanti follower hai. 

 

Secondo me non è giusto, ma in quanto legge del mercato non possiamo farci niente: chi produce i film immagina che scegliendo per il doppiaggio una persona con 200.000 follower quelle 200.000 persone andranno a vedere il film. 

Personalmente, però, non credo sia un meccanismo così automatico come si crede. 

Se questo approccio al doppiaggio può servire per attirare molte più persone al cinema ben venga, però credo che questo lavoro debba essere fatto da professionisti. 

Il doppiaggio si avvale molto della tecnica, non è solo istinto e talento.

Nell’immaginario collettivo c’è questa idea che fare doppiaggio sia facile, e invece è la cosa più difficile che ci sia." 

 

Se dovesse dare un consiglio a un giovane interessato a diventare doppiatore, quale sarebbe? 

 

Francesco Pannofino: 

"Prima di tutto bisogna essere portati per questo lavoro. 

Io ho un figlio giovane che sta cercando di affermarsi in questo mondo e, per quanto mi renda conto che abbia dei privilegi grazie al suo cognome, persino lui ha delle difficoltà a imporsi. 

Questo perché è un mestiere che va imparato e in cui bisogna imparare a imporsi, essere efficienti. Il mondo del doppiaggio è un’industria, quindi è necessario fare presto e fare bene.

 

Personalmente ritengo che il mestiere del doppiatore sia un mestiere in estinzione, quindi a un giovane direi di non farlo e piuttosto dedicarsi ad altro, come al Cinema e al teatro, due mondi che credo non moriranno mai e che avranno sempre la possibilità di esprimersi."

 

[foto di copertina ©Luigi Angelucci]

 

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1 commento

Pierpaolo Fantini

3 mesi fa

Bellissima intervista! Pannofino è un grande!

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