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El planeta - Recensione: giocare con gli anni '60 per parlare di oggi - Torino Film Festival 2021

Il film di Amalia Ulman è un'opera che sfrutta lo stile della Nouvelle Vague e della Nova Vlna esagerandolo e ironizzando per raccontare il disagio sociale spagnolo

El planeta, film spagnolo in concorso di questo 39° Torino Film Festival, è un'opera ironica e sopra le righe, che sa sfruttare un linguaggio riconoscibile come quello della Nouvelle Vague e della Nová Vlna portandolo all'eccesso per raccontare la Spagna dopo la crisi.

 

Il film di Amalia Ulman, che ne è anche protagonista, mette in scena la convivenza tra Leo e sua madre Maria - interpretata dalla mamma della regista, Ale Ulman - a Gijon: le due sono in fortissime ristrettezze economiche a causa della crisi del 2008 e della morte del padre.

 

Il primo film della regista racconta quindi del loro tentativo di sopravvivere alla povertà. 

 

El Planeta è tratto dalla vera storia di Justina e Ana Belen: madre e figlia che nel 2013 hanno mantenuto uno stile di vita superiore alle proprie possibilità continuando a promettere di pagare i debiti alla fine del mese, venendo poi arrestate e condannate a 21 mesi di reclusione.

 

Questo racconto del disagio sociale si fonde con un tono da commedia assurda - e nera - in un connubio davvero interessante, tanto da aver garantito a El Planeta una nomination come Miglior Dramma nella categoria World Cinema del Sundance Film Festival.

 

 

[La prima scena di El Planeta con Nacho Vigalondo e Amalia Ulman]

 

L'opera prima di Amalia Ulman è un approdo al Cinema dopo dopo anni di performance, installazioni, videoarte e Internet art, con cui è arrivata a esporre anche al Tate Modern di Londra.

 

La prima bellissima scena di El Planeta ci descrive perfettamente il registro scelto dall'autrice argentina: un tono che caratterizzerà tutta l'opera.

 

Leo è seduta al tavolo di un bar, intento a leggere mentre sta visibilmente aspettando qualcuno: il riferimento visivo è chiaramente quello di Questa è la mia vita di Jean-Luc Godard.

 

 

[Madre e figlia dal parrucchiere che sarà un vero e proprio nodo centrale di El Planeta: emblematico quando, vedendosi staccata la luce, il problema principale sarà non poter asciugare come si deve il nuovo taglio di Leo]

 

La somiglianza di tutto il film con il periodo cinematografico della Nouvelle Vague è chiara sotto più aspetti: dalla costruzione dell'immagine al montaggio, passando per l'uso delle scenografie, a una certa somiglianza tra la Ulman e Anna Karina e soprattutto un bianco e nero bellissimo che riporta subito agli anni '60 del Cinema europeo.

 

Così come l'indie americano degli anni '90 e tutti i suoi discendenti spesso si sono ispirati al mondo europeo delle nuove ondate, anche El Planeta vive della modernizzazione di quell'esperienza fondamentale per la Storia del Cinema.

Di conseguenza anche il rapporto con gli Stati Uniti di fine millennio è facilmente rintracciabile, essendo i due figli della stessa madre cinematografica.

 

Tornando alla scena, si siede con lei un uomo (il regista Nacho Vigalondo) e iniziano a parlare di preferenze sessuali, perversioni e kink - tra i quali il pissing - e di come organizzarsi al meglio per la prestazione che Leo dovrebbe fornire: la giovane sta infatti proponendosi come prostituta.

 

Tutto ciò avviene con un assurdo connubio tra la naturalezza del dialogo e la staticità della scena: due elementi che esplicitano perfettamente la vena da dark comedy propria di El Planeta.

 

 

[Leo e Maria in cui si nota tuttto il gusto estetico e sulla moda della Ulman in El Planeta]

 

Lei propone 500 euro per la notte, lui ridendo le dice che è troppo, sottolinenando come ormai un rapporto orale a Gijon ne costi soltanto 20. 

 

A questo punto la donna inizia a ragionare ad alta voce sul fatto che 19,99 euro è il costo di un libro che non ha trovato in biblioteca: assurdità, ironia e straniamento.

 

I riferimenti di El Planeta, film estremamente cinefilo, sono chiarissimi: dal già citato Questa è la mia vita, ai film di Věra Chytilová e Jaromil Jireš di cui riprende perfettamente il tono ironico e surreale, dal Cinema fluttuante - di ricerca visiva e femminile di Agnés Varda - fino a Gli amori di una bionda di Miloš Forman.

 

 

[Il personaggio di Maria in El Planeta è sempre sovraccarico, straripante e eccessivo]
 

 

A raccontare ancora di più la vena cinefila dell'opera c'è poi un cameo di Martin Scorsese: ospite a Gijon per un festival cinematografico, lo si vede per un attimo nel finale oltre a venire citato a più riprese dalla radio durante il film.

 

Come il Cinema appena citato, El Planeta non è solo un bellissimo e amarissimo contenitore, ma è lo spazio in cui si muovono due figure femminili perfettamente sfaccettate, nonostante il tono surreale e straripante del lungometraggio.

 

Leo è infatti un personaggio estremamente emblematico, anche nel suo rapporto con la regista trentunenne: è una giovane stilista che, dopo anni in giro per l'Europa tra stage e lavori sottopagati, si trova ridimensionata a casa della madre per colpa della crisi.

 

 

[Maria che cerca di comprare un vestito che non può permettersi]
  

  
Lei è dunque una "figlia della crisi", ma soprattutto un frutto di quel mondo in cui le professioni artistiche sono sempre più impossibili da intraprendere e raggiungere: un settore in cui si è obbligati a prostituirsi e accettare lavori senza neanche un rimborso spese.

 

Pratiche che nel film non sembrano neanche così distanti.

Leo non è però la paladina di un sistema da riformare, il simbolo di ciò che non funziona nel mondo: è semplicemente una ragazza vacua e superficiale che vive tra letture alte e la banalità dell'apparenza. 

 

Una giovane come tante che meriterebbe un'occasione di felicità reale, non per meriti particolari, in un sistema che sembra sempre più propenso ad affermare: "o sei tra i migliori, i più zelanti, i più produttivi o non servi a nulla e non meriti niente".

 

[Il trailer di El Planeta, film presentato al Sundance Film Festival del 2021]

 

 

Questo aspetto di critica al sistema, che messo sotto stress dalla crisi ha mostrato tutte le sue falle, si esplicita in maniera lampante in El Planeta.

 

Una rappresentazione che, tra l'altro, è decisamente più interessante del classico - ed esausto - racconto dell'individuo meritevole che non riesce a emergere dal contesto in cui si trova. 

C'è poi un'ovvia e tagliente critica al mondo borghese di cui le due donne sono espressione, prima di ritrovarsi catapultate nella miseria, oltre alla rappresentazione della Spagna post-crisi economica.

 

Maria in particolare mostra tutta la superficialità, il bigottismo e la difficoltà di adattarsi di una classe sociale che si è vista franare il terreno sotto ai piedi.

 

El Planeta è un film tanto sottile nelle sue tesi quanto marcato nella sua estetica e nella sua nerissima vena sarcastica.

 

Ci troviamo di fronte a un'opera prima riuscitissima e di grande interesse: per quanto mi riguarda, il film della Ulman ha rappresentato una piacevole sopresa e, di fatto, una delle visioni più piacevoli di questo 39°Torino Film Festival.

 

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